Settantotto piazze, novantanove scuole, quasi mezzo milione di euro destinati alla Sardegna e seimila ricercatori intenzionati a rendere il cancro sempre più curabile. Un obiettivo ambizioso che ancora una volta ha visto i volontari della fondazione Airc (Associazione italiana ricerca cancro) in prima fila, sabato 28 gennaio, per l’appuntamento “Le arance della salute”: primo evento dell’anno finalizzato a raccogliere fondi per finanziare gli studi di chi quotidianamente si prodiga per fornire nuove armi per la lotta contro i tumori e per sensibilizzare sull’importanza della prevenzione.

Arance solidali

“La salute nelle nostre mani”: è questo lo slogan della campagna promossa dall’associazione che ha attraversato tutta l’Italia. E che ha ovviamente fatto tappa anche in Sardegna, con quasi ottanta postazioni distribuite in tutto il territorio regionale per acquistare le arance solidali. Proposte in reticella, marmellata e miele, con il ricavato destinato a sostenere gli studi dei ricercatori impegnati a trovare quelle riposte che la medicina ancora non è riuscita a dare. Nuove armi per combattere contro un male che ancora oggi rappresenta una delle principali cause di mortalità e disabilità al mondo, con numeri in crescita. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità entro il 2040 saranno circa 30milioni le diagnosi di tumore. Quasi il doppio rispetto ai 18milioni di casi del 2018. Un’ulteriore validissima ragione per sostenere la ricerca e per attenersi ad alcuni preziosi accorgimenti contenuti nella guida che sarà distribuita insieme agli agrumi.

La prevenzione

«Se la diagnosi precoce permette di anticipare il momento in cui si scopre un tumore, altri semplici interventi consentono di contenere il rischio che alcuni tumori si presentino. Abitudini e comportamenti più salutari potrebbero evitare la comparsa di circa un tumore su tre», sottolinea Federico Caligaris Cappio, Direttore Scientifico di Fondazione Airc per la ricerca sul cancro. «La prevenzione è uno dei principali strumenti per ridurre le probabilità di sviluppare un cancro ed è alla nostra portata ogni giorno». Basterebbe, ad esempio, rinunciare al fumo, seguire un’alimentazione equilibrata, praticare attività fisica e aderire agli screening raccomandati.

La ricerca

Prevenzione da una parte e ricerca dall’altra: due facce imprescindibili dell’attività Airc. Perché al netto delle tante campagne informative e di sensibilizzazione dal 1965 la Fondazione ha destinato quasi 1,7 miliardi di euro a progetti di ricerca condotti in tutta Italia. E per il 2023 sono stati appena deliberati 476.860 euro destinati alla Sardegna per il sostegno di 3 progetti di ricerca. Uno di questi ha la firma di Diego Calvisi, ricercatore e professore associato di Patologia generale e Fisiopatologia dell’Università di Sassari, che si occupa di tumore al fegato «il secondo più maligno al mondo, una minaccia importante per il sistema sanitario», premette lo specialista. «Attualmente mi sto dedicando alla ricerca di farmaci che possono essere utili per la sua cura soprattutto in tutti quei casi in cui il tumore non può essere rimosso chirurgicamente. Si è passati negli ultimi anni da un medicina tradizionale con la chemioterapia a una di tipo mirato che va ad attaccare esclusivamente le cellule malate. Ma parliamo di farmaci i cui effetti, nel caso di tumore epatico, sono stati sino a oggi deludenti».

La nuova sfida

«Trovare una nuova categoria di farmaci in grado di prolungare ulteriormente la sopravvivenza del paziente garantendo una buona qualità di vita e possibilmente riuscire a curare in maniera definitiva la neoplasia. I farmaci che stiamo testando sarebbero in grado di bloccare i meccanismi che consentono alla cellulare tumorale di adattarsi alle situazioni stressanti a cui è sottoposta durante la sua crescita e moltiplicazione, nonché alla chemioterapia. I dati preliminari sembrano molto incoraggianti».

Sara Marci

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