Una malattia che ancora colpisce, con un numero stabile di nuovi casi registrati negli ultimi sette anni. Parliamo dell'Hiv, la cui diffusione continua a preoccupare al punto che il Ministero della Salute ha deciso di lanciare una nuova campagna informativa sui social e da subito un account Instagram oltre alla proposta di un test hiv per i ragazzi di 13 anni da somministrare senza il consenso dei genitori.

A riaccendere il faro su questa malattia un incontro realizzato a Roma, al Ministero della Salute, dal titolo "HIV - Presente e futuro del paziente cronico. Approccio, Progresso, Prevenzione", realizzato anche alla presenza del viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, e in occasione della Giornata Mondiale della lotta contro l'Aids.

Secondo le relazioni presentate a Roma, le nuove infezioni sono soprattutto a trasmissione sessuale, dovute sia a rapporti eterosessuali che tra maschi che fanno sesso con maschi.

Più del 50% delle nuove diagnosi avviene in particolare in condizioni avanzate di malattia, cioè quando il livello di linfociti CD4 è sceso al di sotto delle 350 cellule o addirittura sono comparsi sintomi clinici o manifestazioni cliniche opportunistiche legate alla malattia conclamata.

In Italia si stima siano circa 15mila le persone che non sanno di essere infette, e quindi ritardano inconsapevolmente la diagnosi non accedendo ad alcun test.

"È importante ribadire che questa malattia interessa tutte le fasce di età della popolazione sessualmente attiva", spiega il professor Andrea Antinori, dell'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani. "La fascia più interessata – prosegue - in realtà è quella dei giovani adulti, quella tra i 25 e i 29 anni, dove l'incidenza è quasi tre volte più alta che nella popolazione generale. Al tempo stesso non possiamo comunque dire che non ci sia un problema di emergenza tra i giovanissimi. È lì che avviene il primo approccio, è lì che si può essere più sprovvisti dal punto di vista dell'informazione nell'ambito sessuale. C'è grande impreparazione, disinformazione: molti erroneamente ritengono addirittura che l'infezione non esista più. Confondono il fatto che potendo cronicizzare l'HIV voglia dire che l'HIV non ci sia più, o che non possa più colpire".

IN SARDEGNA - "C'è bisogno di una nuova strategia a livello regionale per una informazione chiara, penetrante, comprensibile", il commento di Michelina Lunesu, biologa sarda da poco approdata in commissione Sanità che ha portato alcuni esempi proprio dall'Isola. "Ad esempio - ha proseguito - una strategia per l'emersione del sommerso è quella di individuare i pazienti inconsapevoli tra coloro che si ricoverano in ospedale per altri motivi".

Ad avvalorare questa tesi anche l'intervento del professor Sergio Babudieri, Direttore della Clinica Malattie infettive Università degli Studi di Sassari, infettivologo e direttore scientifico della SIMSPe, Società di Medicina e Sanità Penitenziaria: "Io conosco l'esperienza dell'Ospedale Universitario di Sassari, che ora si sta avviando anche a Cagliari, dove il progetto prevede di sottoporre a test HIV i pazienti ricoverati in qualsiasi reparto che presentano delle malattie target, quali leuco o pancitopenie, febbre di origine sconosciuta, linfoadenopatie aspecifiche, Herpes zooster, sindromi simil-mononucleosiche ed altre. Nel corso dello scorso anno ben il 4,6% di questi pazienti è risultato HIV positivo e fra questi gli MSM erano solo uno su quattro. Il risultato dell' indagine mostra come in Sardegna, nel corso del 2018, sia veramente molto probabile che vi sia un numero elevato di eterosessuali inconsapevoli di avere contratto la malattia, e che hanno di fronte a loro non meno di 10 anni di vita senza particolari sintomi di malattia associati ad una vita sessuale attiva e senza alcuna precauzione per impedirne la trasmissione. Il fenomeno non si basa solo sul ragionamento, ma anche su fatti documentati".

Il senatore Gaspare Marinello, medico siciliano con esperienze in Africa in termini di prevenzione, ha da poco presentato un suo disegno di legge volto ad abbassare al 10% dal 22% attuale l'Iva sui profilattici per favorirne l'uso. Un costo, considerato ad oggi troppo alto, "per questi strumenti irrinunciabili che non obbediscono solo ad una necessità contraccettiva, ma sono strategici anche contro le malattie sessualmente trasmissibili, Hiv in testa". "Dobbiamo tutelare - aggiunge Marinello - soprattutto i giovani tra i 15 e i 24 anni, visto che ormai si avvicinano alla sessualità sempre più precocemente. Questi rappresentano la fascia di età molto più esposta allo sviluppo di queste patologie: il 93% dichiara di usare il preservativo per evitare gravidanze, ma appena il 74,5% lo fa per evitare infezioni e malattie a trasmissione sessuale".

(Unioneonline/v.l.)
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