In Sardegna sono oggi circa 10mila le persone con una storia di infezione da virus C: un ospite "pericoloso", perché alla base dello scatenarsi dell'epatite.

Un virus, tuttavia, contro cui molto nell'Isola si sta facendo, a partire dagli otto centri di riferimento in cui gli opportuni trattamenti sono in funzione da anni, e che hanno portato alla totale eradicazione in numerosi pazienti.

Oggi un passo fondamentale in tal senso arriva anche dall'accordo stipulato fra l'azienda ospedaliera universitaria di Sassari (struttura complessa di Malattie Infettive) e l'azienda per la tutela della salute (ATS), e che prevede il trattamento in tal senso di tutti i pazienti seguiti nei servizi per le dipendenze da droghe a partire dal mese di giugno corrente.

"I soggetti cronicamente infetti da virus C (HCV RNA positive) sono circa 8mila, mentre coloro i quali sono colpiti da una malattia epatica evoluta ammontano a 4-5mila", spiega la professoressa Ivana Maida dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari. "Ad oggi a Sassari sono stati trattati 1728 pazienti, a cui si aggiungono circa altri 3mila curati nel resto dell’isola. Resta però un 'sommerso' stimabile al 20%: è dunque fondamentale individuare questi circa 3mila pazienti, talvolta persino ignari della loro condizione e dunque potenziale serbatoio del virus. L’accordo è in questo senso un fondamentale passo".

Oggi, grazie alle nuove terapie antivirali IFN-free (DAA), è possibile raggiungere la clearance virale e dunque la guarigione in oltre il 95% dei casi trattati. E dunque ancora più importante, nell'ottica della totale eradicazione del virus, è l'attività preventiva e di cura adeguata.

Di questo si parlerà anche in un importante convegno nazionale rivolto a specialisti ed esperti del settore dal titolo "HCV: Be Fast, Be Different" e in programma il 13 e 14 giugno a Roma.

(Unioneonline/v.l.)
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