«Molte si vergognano e non chiedono». L'endometriosi è una malattia invalidante e ancora poco conosciuta, anche per le reticenze a rivelarne i sintomi. A dimostrarlo pure l'evento, promosso ieri da Nhood e l'associazione Alice Endomarch, nel centro Porte di Sassari.

«Il 15 per cento delle donne al mondo», dichiara Elena Crobu, referente per la Sardegna dell'associazione,  «soffre della patologia». Che è un’infiammazione cronica degli organi genitali femminili, provocata dalla presenza dell’endometrio, di norma all’interno della cavità uterina, all’esterno dell’utero. «Prolifera come le cellule tumorali»,  spiega la dottoressa Stefania Mulas, biologa nutrizionista, «e colpisce fin da giovani».

E qui le volontarie, davanti alle tante donne che si sono fermate per informarsi, sfatano un mito: «Le mestruazioni non devono essere dolorose. Se lo sono tanto da impedire di alzarsi dal letto, questo dovrebbe far suonare un campanello d'allarme».

È difficile però sapere perché le ragazze possono capitare con ginecologi che non trattano la patologia e, tra l'altro, spesso mandano avanti le madri per chiedere. «L'endometriosi», aggiunge Crobu, «diventa pericolosa anche perché si arriva a diagnosticarla di media con 4/5 anni di ritardo. E purtroppo al momento non esiste una cura».

L'argomento è tabù, come dimostrano gli incontri fatti da Alice nelle scuole. «Portiamo», chiariscono le volontarie, «un fumetto che affronta l'argomento. Ma quando se ne parla con le giovani l'imbarazzo è tanto». Per questo pensano a un modo per connettersi con l'associazione in modo anonimo. «È importante sensibilizzare anche i maschi perché pure loro possono fare la loro parte nell'aiuto e nella comprensione».

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