«La Giornata mondiale del Donatore di sangue è stata istituita nel 2005 dall’OMS e si celebra in tutto il mondo il 14 giugno, giorno della nascita di Karl Landsteiner, scopritore dei gruppi sanguigni. Un appuntamento che ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della donazione di sangue ed emocomponenti e di sottolineare l’impegno fondamentale di chi (volontariamente, anonimamente, gratuitamente e periodicamente) compie questo gesto solidale a favore di tanti pazienti».

Con queste parole il professor Pietro Giorgio Calò, direttore della Chirurgia polispecialistica del Policlinico Duilio Casula, ha introdotto il tema della donazione del sangue a “15 minuti con…”, il talk di approfondimento sulla salute dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari che è condotto dal giornalista Fabrizio Meloni, responsabile della Comunicazione e relazioni esterne dell’Aou.

«È necessario aumentare la consapevolezza del fatto che la donazione di sangue è un’azione altruistica che dà benefici a tutta la società, e che scorte di sangue adeguate possono essere assicurate solo attraverso un impegno periodico alla donazione», aggiunge l’altro ospite della trasmissione, il dottor Mauro Murgia, della Struttura regionale di coordinamento dell’attività trasfusionale: «Abbiamo la necessità di una donazione continua in tutto l’arco dell’anno per mantenere scorte adeguate e raggiungere la globalità dei pazienti e la puntualità delle trasfusioni. La Giornata mondiale del Donatore ci offre l’opportunità di tenere alta l’attenzione su quanto sia importante agire nel concreto per individuare risorse volte a incrementare non solo la raccolta di sangue e plasma, ma anche il numero di professionisti sanitari all’interno dei centri trasfusionali e delle Associazioni che gestiscono la raccolta».

«Le terapie trasfusionali curano migliaia di pazienti ogni giorno», prosegue Calò: «La Sardegna ha un numero altissimo di donatori, in gran parte iscritti alle associazioni di donatori volontari, ma questi non soddisfano il fabbisogno dell’Isola. La nostra regione, nonostante una raccolta superiore alle 80.000 sacche, necessita di circa 106.000. Quasi la metà di queste sono destinate a pazienti affetti da talassemia. Delle restanti, buona parte è utilizzata da pazienti ematologici e oncologici; il resto viene destinato agli interventi chirurgici in elezione o in urgenza».

«Il sangue può contribuire a salvare la vita del paziente in numerosi traumi della strada, sul lavoro, ma anche domestici e sportivi, così come nella gestione delle emorragie, in particolare dell’apparato digerente», dichiara Murgia: «L’utilità del sangue in diverse malattie oncoematologiche è ben nota, cosi come tutti gli interventi di chirurgia oncologica maggiore, in particolare su fegato, pancreas, polmone, non possono essere svolti in sicurezza senza averne a disposizione. Da qui l’utilità del sangue in medicina, e la necessità di contribuire alla sua raccolta».

Luca Mirarchi

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Giocare, miglior cura per i bambini

Che giochino, i bambini, che lascino sfogo alla fantasia e all’avventura, sia pure con prudenza. Magari all’aperto, sulla spiaggia, in campagna e nei parchi cittadini. Per esplorare un mondo, per vivere una dimensione fantastica che lo stessi creano, magari camminando la sera in un bosco con la torcia al buio, saltando da un’altalena, esplorando un territorio sconosciuto. Tutto questo li aiuterebbe a star meglio. L’estate che sta per iniziare, complice anche la fine della scuola, può essere una splendida occasione per riscoprire tutto questo. La scienza ipotizza che se i bimbi riescono a far diventare i giochi emozionanti ed eccitanti, ovviamente con un pizzico di sana paura e la massima attenzione a quello che si fa, stanno anche meglio psicologicamente. A dirlo è un’originale ricerca che ha provato a valutare quanto conta spezzare la monotonia di un’esistenza “cittadina”, tra smartphone e Tv, con un pizzico di sana e giusta scoperta. Lo studio è stato realizzato dagli esperti dell’Università di Exeter ed è apparso su Child Psychiatry and Human Development. Per tutti noi, in vista dell’estate, rappresenta la manifestazione dell’importanza di un ritorno alla natura e al movimento che può avere ripercussioni sul benessere psicologico dei più piccoli. L’indagine ha preso in esame poco meno di 2500 genitori di bimbi dai 5 agli 11 anni, chiedendo loro informazioni sul tipo di gioco prediletto dai figli e su quello che effettivamente facevano per occupare il tempo libero, quanto si lasciavano andare ad “esplorare” in bici o arrampicandosi sugli alberi mettendo in correlazione queste tendenze con la loro capacità di star bene con la mente. Sono stati considerati sia il periodo precedente a Covid19 sia quello dopo il lockdown, coinvolgendo persone di tutto il Regno Unito. I risultati sono estremamente interessanti e dimostrano quanto la “libertà” di lasciarsi andare per i bimbi sia un vantaggio inestimabile in termini di capacità di resilienza e adattamento.

Federico Mereta

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