L'incidenza di malattia severa da Covid-19 è risultata doppia nei bambini non vaccinati rispetto ai vaccinati, con valori rispettivamente pari 0,6 ogni 100mila “giorni-persona” contro lo 0,3.

Emerge da uno studio Iss-Ministero della Salute pubblicato dalla rivista Lancet che ha esaminato oltre un milione di bimbi, tra 5 e 11 anni, vaccinati con due dosi, 134mila con una dose e 1,8 milioni di non vaccinati nel periodo tra il 17 gennaio e il 13 aprile 2022, caratterizzato dalla dominanza della variante Omicron. La protezione vaccinale è risultata moderata contro Omicron: 29% contro l'infezione e 41% contro la malattia grave. 

LO STUDIO – Lo studio dell'Iss e del ministero della Salute pubblicato dalla rivista Lancet ha esaminato i dati di oltre un milione di bambini vaccinati con due dosi, 134mila con una dose e 1,8 milioni di non vaccinati. L'efficacia è stata stimata incrociando i dati del Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 e quelli dell'anagrafe vaccinale nazionale, prendendo in considerazione tutti i bambini tra i 5 e gli 11 anni che non avevano avuto una diagnosi di infezione precedente seguiti tra il 17 gennaio e il 13 aprile 2022, un periodo caratterizzato dalla dominanza della variante Omicron.

Nel periodo considerato sono stati notificati al Sistema di Sorveglianza circa 767mila casi nella fascia 5-11 anni. L'incidenza più alta si è avuta nel gruppo dei non vaccinati (426,9 ogni 100mila “giorni persona”), e la più bassa nei vaccinati con due dosi (234,5 ogni 100mila “giorni persona”).

Inoltre si sono verificati 644 casi severi di Covid-19, tutti ospedalizzati. Tra questi 15 ricoveri in terapia intensiva e due decessi, solo tra i non vaccinati. L'incidenza di malattia severa è risultata doppia nei non vaccinati (0,6 ogni 100mila “giorni-persona” contro 0,3).

L'efficacia del vaccino anti Covid-19 è risultata più bassa rispetto a quella riscontrata negli studi autorizzativi, con una protezione del 29% contro l'infezione e del 41% contro la malattia grave, ma per i non vaccinati l'incidenza delle forme severe della malattia è risultata doppia rispetto a chi aveva fatto le due dosi.

"L'analisi - sottolineano gli autori dell'articolo - si riferisce ad uno specifico periodo in cui era predominante la variante Omicron. Anche una protezione moderata ha contribuito in maniera significativa a ridurre gli effetti dell'infezione, soprattutto quelli più gravi, come dimostra la differenza di incidenza dei casi severi nei due gruppi". 

(Unioneonline/v.l.)

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