In cardiologia esiste un settore poco conosciuto e a volte poco considerato che tuttavia ricopre un ruolo di fondamentale importanza all’interno della gestione clinica e organizzativa di un ospedale. Parliamo infatti di quella branca della cardiologia che si occupa di valutare il rischio cardiovascolare dei pazienti che devono essere sottoposti a un intervento chirurgico e di prevenire le complicazioni cardiovascolari che potrebbero manifestarsi durante e dopo l’intervento, che sono la causa di un terzo dei decessi che sono causa di un terzo dei decessi prima e dopo gli interventi.

Grazie ai progressi delle tecniche in campo chirurgico e anestesiologico, si ricorre con una maggiore sicurezza alla chirurgia, soprattutto nella popolazione adulta e anziana, che spesso presenta comorbidità o si trova in una condizione di fragilità.

Nell’Arnas G. Brotzu di Cagliari, la valutazione di questi aspetti durante le fasi pre e post operatorie, è in carico alla Struttura semplice dipartimentale “Consulenza e Valutazione Cardiologica” diretta da Annarita Pilleri.

Dal 2013 a oggi sono state eseguite circa 40mila consulenze cardiologiche, un notevole lavoro che si è sommato all’attività di consulenza in elezione e in urgenza per i pazienti ricoverati nei vari reparti dell’ospedale.

L’esperienza di questi anni, svolto in stretta collaborazione con i cardiologi, gli anestesisti e i chirurghi dell’Arnas, ha portato alla stesura di un protocollo operativo con l’obiettivo di ridurre tutte le prestazioni ritenute inutili o comunque non necessarie per quei pazienti a basso rischio che non necessitano quindi di una modifica del loro percorso clinico diagnostico e terapeutico.

In un’ottica di multidisciplinarietà tra i medici, dati di ogni singolo paziente sottoposto a intervento sono stati catalogati per tipologia di intervento, per le caratteristiche demografiche, per fattori di rischio (diabete, ipertensione, ipercolesterolemia, fumo) così da disegnare il profilo di rischio cardiovascolare di ognuno e ricavarne una stima del rischio potenziale di complicazioni cardiovascolari durante e dopo l’intervento chirurgico.

Questo ha permesso di ricavare informazioni utili per migliorare l’efficienza gestionale pre e post operatoria e di concentrare l’attenzione sui casi complessi, migliorando e allo stesso tempo favorendo il grado di appropriatezza delle prestazioni cardiologiche.

Esiste tuttavia un aspetto, trascurato e a volte ignorato che si nasconde dietro il nome “valutazione cardiologica preoperatoria”: al di là della cardiologia “tradizionale”, che grazie al progresso e all’evoluzione scientifica, oggi può avvalersi si avvale di procedure ipertecnologiche e avveniristiche, esiste una branca forse meno blasonata chiamata “cardiologia preventiva”. Fare valutazioni cardiologiche preoperatorie significa infatti fare anche prevenzione perché per la maggior parte dei pazienti questa è la prima occasione per fare una visita cardiologica, per richiamare l’attenzione a stili di vita corretti, per evidenziare malattie nascoste o trascurate o per rifare il punto su patologie pregresse.

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