Quel bisogno di “qualcosa di buono” non è fame: è il corpo che cerca equilibrio. Ed è proprio qui che entra in scena il comfort food. Non si tratta solo di gusto: è biologia ed emozione. Quando siamo stressati, soli o stanchi, il cervello cerca gratificazione immediata. I cibi ricchi di zuccheri e grassi stimolano dopamina e serotonina, i neurotrasmettitori del piacere e del benessere.

La vera sfida nasce quando il cibo diventa l’unico strumento di compensazione emotiva. La buona notizia? Non serve eliminarlo, ma possiamo trasformare il nostro rapporto con esso. Possiamo continuare a coccolarci, ma con scelte più equilibrate e consapevoli: una vellutata calda di zucca con semi tostati, una cioccolata fondente al 70%, una zuppa di legumi profumata alle erbe.

Mangiare lentamente, seduti e respirando, completa l’opera: trasforma il pasto in un momento di piacere autentico. E se impariamo a cercare conforto anche altrove, in una passeggiata, in un abbraccio, in un momento dedicato a noi stessi, il cibo torna al suo posto naturale: nutrire, non riempire.

Pietro Senette

Nutrizionista e ricercatore

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