Una condizione molto diffusa e caratteristica è la cefalea a grappolo. Il quadro clinico consiste in un dolore orbitale molto intenso, monolaterale, che può durare tra i 15 minuti e le tre ore. Gli attacchi si manifestano in dei periodi, che vengono definiti grappoli, che possono durare settimane o mesi, intervallati da lunghe fasi di remissione. Nei periodi “attivi”, gli attacchi possono essere anche otto in un giorno. Si arriva alla diagnosi di cefalea a grappolo quando gli attacchi si presentano per oltre un anno con periodi di remissione che durano meno di un mese.

Incidenza e cause

A differenza dell’emicrania tradizionale, la cefalea a grappolo ha un’incidenza superiore negli uomini (0,5% contro lo 0,1% nelle donne). Anche in questo caso, le cause che scatenano la condizione non sono note con certezza. Nel mirino degli esperti c’è però l’ipotalamo: trattandosi di una patologia che si manifesta con cadenza piuttosto precisa, le cause dell’insorgenza potrebbero infatti riguardare l’orologio biologico del nostro organismo, che ha sede proprio nell’ipotalamo. Diversi studi confermano che durante gli episodi di cefalea a grappolo l’attività dell’ipotalamo posteriore è più intensa rispetto a un periodo privo di episodi. L’intensità del dolore è molto forte e si accompagna a ulteriori sintomi: lacrimazione, congestione nasale, forte sudorazione facciale o frontale con conseguente arrossamento, la sensazione di pienezza dell’orecchio. Il soggetto, durante gli episodi, fa fatica a stare fermo. Gli attacchi tendono a ripetersi sempre agli stessi orari, in particolare nel primo pomeriggio, alla sera e nelle prime ore di sonno. Nel caso di cefalea a grappolo cronica, gli specialisti consigliano un trattamento preventivo a lungo termine, che può durare diversi mesi. Se invece la forma di cefalea a grappolo è episodica o comunque non cronica, l’assunzione di alcuni farmaci può essere di aiuto per mitigare l’insorgere di nuovi attacchi.

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