Calcolosi, cosa succede quando il calcio si accumula
È una delle patologie più diffuse e colpisce prevalentemente gli uomini: i reni vanno in affanno e il rischio di recidiva è altoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La calcolosi delle vie urinarie consiste nella formazione di uno o più calcoli, di dimensioni variabili, all’interno del rene o direttamente nell’uretra. Generalmente, il calcolo si forma nel rene e poi si sposta lungo l’apparato urinario, fino a lasciare l’organismo insieme al flusso di urina: un calcolo di piccole dimensioni passa senza sintomi, ma superati i 5 millimetri può causare un blocco, provocando un forte dolore nella parte bassa della schiena o dell’addome. Proprio questo forte dolore intermittente, che parte dal fianco fino a raggiungere l’inguine o la coscia, è il campanello d’allarme principale della presenza di calcoli renali: è la classica colica, accompagnata dallo stimolo a urinare, da una abbondante sudorazione, dalla nausea e dal vomito.
La sintomatologia
Le fitte possono durare tra i 20 e i 60 minuti e sono dovute al tentativo di espellere il calcolo, ossia una formazione solida che può assumere forma e struttura differenti. I reni hanno il compito di risparmiare acqua ed eliminare sostanze di scarsa solubilità: in condizioni regolari, la formazione dei calcoli non avviene per la presenza nelle urine di sostanze che impediscono la cristallizzazione dei sali di calcio. Ma se le urine diventano sature di composti insolubili, si producono i primi cristalli che, aggregandosi, danno poi origine ai calcoli. Se il calcolo resta bloccato nel rene, oppure trova ostacolo nelle vie urinarie, si verifica un ristagno di urina nel rene (idronefrosi) che moltiplica i batteri e dà origine a un’infezione del rene nota come pielonefrite. I sintomi di questa infezione renale sono febbre alta, brividi, stanchezza, debolezza, diarrea e un’urina torbida e maleodorante.
Le tipologie
Quando il calcolo rimane di dimensione molto contenuta si parla di “renella”, ma la grandezza può crescere fino a raggiungere, nei casi peggiori, quella di una palla da golf. Il 75% dei calcoli renali è composto da ossalato di calcio in forma pura, un sale di calcio tipico di cibi come barbabietole, spinaci e kiwi, oppure associato al fosfato di calcio. Minori i casi di calcoli di struvite (calcoli infettivi), costituiti da cristalli di fosfato di ammonio e magnesio, che si formano generalmente in seguito a un’infezione batterica che modifica l’acidità delle urine; di calcoli di acido urico, che si formano tendenzialmente in soggetti dalle urine molto acide; e dei calcoli di cistina, spesso gialli, che somigliano a cristalli e si formano in persone che soffrono di cistinuria, una malattia genetica caratterizzata dall’incapacità di riassorbire la cistina da parte del rene.
I fattori di rischio
Esistono alcuni fattori di rischio che rendono più frequente la possibilità di sviluppare la calcolosi renale: la presenza in famiglia di parenti che hanno sofferto in passato di calcolosi; la tendenza a bere poco nel corso della giornata e a disidratarsi, un rischio alto soprattutto negli anziani che con il passare degli anni tendono a perdere la percezione della sete; una dieta ricca di proteine, sodio e zuccheri e povera di fibre, che aumenta il rischio di calcolosi poiché la quantità di calcio da filtrare è eccessiva; l’obesità; uno “storico” di calcoli, visto che chi ha già avuto questa patologia tende a svilupparla nuovamente in seguito. Le altre malattie individuate come possibili cause per lo sviluppo della calcolosi renale sono la cistinuria, un riassorbimento inefficace dell’aminoacido ribattezzato cistina; le malattie renali responsabili di un accumulo di acidi nel sangue (acidosi renale tubulare); l’iperattività delle ghiandole paratiroidi, che genera una secrezione inappropriata dell’ormone che regola i livelli di calcio e fosforo.
Un occhio alla tavola
L’alimentazione, come accennato, può giocare un ruolo decisivo nella formazione dei calcoli. Esistono infatti alcuni alimenti che contengono più ossalati rispetto agli altri: mandorle, arachidi, barbabietole, spinaci, asparagi, frutti di bosco, porri, cioccolato, prezzemolo, cereali, sedano e prodotti a base di soia. Non bisogna mai procedere con rinunce e riduzioni in autonomia ma è sempre opportuno confrontarsi con il proprio medico di base o con il proprio nutrizionista. Se invece si vuole ridurre la presenza di acido urico o di cistina, è opportuno tenere a mente che gli alimenti più a rischio sono carne, pollame e pesce.