Una malattia respiratoria cronica, tra le più diffuse al mondo, e che non accenna a ridurre la sua incidenza, a causa di fattori esterni come l’inquinamento atmosferico e l’aumento delle allergie. L’asma è una patologia spesso sottovalutata, che comporta disagi pesanti per chi ne è affetto: una malattia che si manifesta con un’infiammazione delle vie aeree, che causa i cosiddetti attacchi di asma. Ma cos’è, nello specifico, un attacco di asma?

La sintomatologia

I sintomi sono facilmente riconoscibili: la crisi respiratoria si manifesta con un forte senso di costrizione toracica, un respiro sibilante e colpi di tosse. Possono essere attacchi improvvisi o preceduti da una generale sensazione di fastidio nella zona dei bronchi: se non vengono trattati tempestivamente, possono rivelarsi complessi da gestire per il paziente. Durante l’attacco, la muscolatura liscia dei bronchi subisce una contrazione, causando il restringimento. I tessuti che rivestono le vie aeree finiscono per gonfiarsi a causa della secrezione di muco e dell’infiammazione, producendo così un ulteriore restringimento delle vie aeree e rendendo faticoso il respiro. Solamente con un trattamento adeguato le contrazioni si interrompono e l’infiammazione si risolve, ristabilendo così il normale flusso d’aria in entrata e in uscita. Durante l’attacco di asma, il respiro affannoso può generare una sensazione di agitazione nel soggetto affetto da dispnea: la prima reazione è di porsi in posizione eretta, andando alla ricerca dell’aria. La frequenza cardiaca aumenta così come la sudorazione, il soggetto avverte una pressione toracica e sforza i muscoli del collo e del torace per provare a respirare.

Le cause scatenanti

I fattori scatenanti dell’asma possono essere diversi, e la letteratura scientifica in merito non ha ancora risolto del tutto il nodo delle ragioni con precisione assoluta. Alcuni sono stati identificati in maniera sicura: allergeni, infezioni, agenti irritanti e l’asma indotta dall’esercizio fisico. Gli allergeni solitamente responsabili degli attacchi d’asma sono i pollini e le particelle derivate da acari della polvere, ma anche quelle provenienti da piume e dal pelo degli animali. Molto di rado invece intervengono allergie alimentari: i cibi generalmente responsabili di attacchi respiratori possono essere le arachidi e i crostacei.

Gli agenti irritanti possono essere fumo di tabacco, esalazioni di profumi o prodotti detergenti o gli effetti della malattia da reflusso gastroesofageo, mentre i fattori scatenanti infettivi principali sono le tradizionali infezioni respiratorie virali: bronchite e raffreddore, con un minore impatto da parte della polmonite. Molto particolari sono gli attacchi asmatici che si verificano durante l’esercizio fisico: la costrizione delle vie respiratorie può essere collegata all’inalazione di aria più secca durante l’attività.

I costi

In Italia, secondo le ultime stime che risalgono al 2020, sono 3 milioni i malati di asma, 300mila dei quali affetti da asma grave. I dati dell’era “post-Covid” non sono ancora disponibili, ma il report condotto da Popular Science sulle cifre del 2019 evidenziavano costi sanitari per il nostro Paese di circa 75 milioni di euro in più per i pazienti affetti da asma grave rispetto a quelli che soffrono di asma moderata. Gestire questi soggetti, che richiedono un intervento cortisonico contro gli eventi avversi, rappresenta dunque una delle priorità a livello sanitario, se si considera che un paziente asmatico grave in età lavorativa perde mediamente 8 giornate di lavoro all’anno a causa della malattia.

Secondo un’indagine condotta dall’Italian Health Policy Brief, meno della metà dei Pronto Soccorso italiani ha definito un preciso protocollo interno per gestire pazienti con asma grave (48%), e meno di un terzo (29%) ha un team multidisciplinare in grado di farsi carico del setting completo del paziente. Un paziente che viene dimesso senza un piano di follow-up (capita nel 62% dei casi) è inevitabilmente un soggetto che rischia una riacutizzazione e un nuovo accesso al Pronto Soccorso in futuro, considerando che viene solamente rinviato alla gestione del medico di base senza che ci sia una presa in carico a livello specialistico.

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