«Sono convinta che riusciremo a ottenere più del 3% dei voti a livello nazionale. Superando lo sbarramento, dovremmo avere buone possibilità di eleggere almeno un sardo». Una sarda, a dirla tutta, visto che Francesca Ghirra è la capolista dell’Alleanza Verdi Sinistra nel plurinominale del collegio unico Sardegna per la Camera. Ghirra, 44 anni, consigliera comunale a Cagliari dei Progressisti e candidata sindaca sconfitta dal “fratello d’Italia” Paolo Truzzu, ex assessora a Pianificazione strategica e Urbanistica nella Giunta dell’ex sindaco Massimo Zedda dal 2016 al 2019, prevede un buon risultato della sua lista in Sardegna: «Quando eravamo Sel arrivavamo all’8%, i sardi ci conoscono e ci stimano per le nostre competenze. Poi si sa, l’urna fa spesso sorprese e ormai i sondaggi non ci azzeccano più», sospira Ghirra.

Tira un forte vento di centrodestra, almeno così pare.

«Non credo affatto in un trionfo della destra: soprattutto a Cagliari, dove il sindaco Truzzu dimostra la stessa incapacità di governare e dare risposte ai territori che caratterizza anche Solinas alla guida della Regione. Se vinceranno le destre, l’Italia farà molti passi indietro con la privatizzazione di Sanità e servizi pubblici. Un Governo delle destre significherebbe un arretramento sui diritti civili e per le donne».

Resta il fatto che il centrosinistra è dato tutt’altro che favorito.

«Beh, a dire il vero noi confidavamo molto nel campo largo, invece è la destra ad arrivare unita alle urne e quindi ha più chance della sinistra frammentata. Ma, come accennavo, l’urna fa spesso sorprese: a volte ci piacciono, altre volte assai di meno. Mancano pochi giorni al voto, e molti elettori decidono nell’ultima settimana».

Quindi serrate i tempi della campagna elettorale.

«La stiamo facendo in più territori possibile e usando i social network, ma a differenza di molti altri proponiamo i nostri temi, che sono sì nazionali, ma declinati in chiave sarda. Inoltre organizziamo incontri sui social: abbiamo parlato di politiche giovanili, trasporti, lavoro, diritto alla salute e ambiente, ne faremo sui diritti e sullo sport».

Che cosa pensa della continuità territoriale?

«Il bando biennale della Regione non soddisfa le esigenze della Sardegna, infatti dal primo ottobre i voli sono dimezzati. Si dovrebbe differenziare l’offerta dei voli in continuità territoriale per periodi: applicarla nei mesi in cui c’è poca richiesta e lasciando il libero mercato concorrenziale nella stagione estiva. E poi servono investimenti per i trasporti in Sardegna».

L’insularità in Costituzione può aiutare?

«Dev’essere ancora riempita di contenuti, ma è quello che speriamo. E faremo in modo che aiuti».

Su quali emergenze sarde volete impegnarvi?

«Prima di tutto il lavoro, assieme al diritto alla salute e alle politiche ambientali».

Vi piace il Reddito di cittadinanza?

«Sì, a patto che lo consideriamo per ciò che è: un sacrosanto supporto alle povertà, non una politica attiva per il lavoro. È stato un errore confondere i due sistemi, perché sono misure che devono rimanere distinte. È doveroso sostenere chi non arriva a fine mese, ma si deve anche introdurre nel mondo del lavoro chi non riesce a trovarlo, anche con la formazione e l’inserimento lavorativo e con la riqualificazione dei cassintegrati e di chi si ritrovato espulso dal mondo del lavoro. La destra vuole azzerare il Reddito di cittadinanza, ma noi siamo contrari, sottolineando però che da solo non basta. I sostegni e le politiche per il lavoro possono e devono coesistere, non sono affatto incompatibili».

L’Italia paga il caro energia più di altri Paesi perché non ha il nucleare.

«E noi dell’Alleanza Verdi Sinistra continuiamo a essere estremamente contrari all’energia nucleare, infatti puntiamo sulle rinnovabili. Qualunque impianto sarà installato nell’Isola, però, dev’essere a beneficio dei territori che lo ospitano, senza dare spazio al solito colonialismo degli investitori che pensano soltanto al proprio profitto, sfruttando il nostro territorio e i finanziamenti dell’Unione europea. E poi puntiamo molto sulle comunità energetiche, che consentono grandi risparmi sulle bollette dei cittadini».

Intanto, però, anche i sardi combattono contro il caro-bollette.

«E vogliamo dare risposte. Puntiamo su stipendi adeguati sulla base di un salario minimo di dieci euro l’ora, su buste paga non inferiori ai 1.200 euro per consentire alle famiglie italiane, e a quelle sarde, un’esistenza dignitosa. Siamo molto concentrati sul lavoro: disoccupazione e precariato sono piaghe della Sardegna. E poi, specificamente per le bollette, ribadisco il nostro impegno sulle fonti energetiche rinnovabili».

È il tema della transizione ecologica.

«Certo, e dev’essere l’occasione per convertire le nostre industrie che non stanno producendo e riqualificare nel contempo chi ha perso il lavoro o è in cassa integrazione: percorsi formativi per una nuova occupazione. E poi vogliamo percorsi per l’agricoltura grazie alle bonifiche dei siti ex militari ed ex industriali, destinando quelle aree anche a forme di economia legate al riutilizzo dei rifiuti, all’industria digitale e ad altre opportunità».

Come sta la Sanità sarda?

«Male, è un tema da rivedere. Il Pnrr offre opportunità per la medicina territoriale, ma la Regione non se ne accorge. La Sanità regionale non dà risposte a tutti i territori, ci vogliono presidi più capillari con pronto soccorso e per piccoli interventi chirurgici. Ecco perché siamo contro la flat tax: ridurrebbe il gettito e, in Sardegna, la Sanità la paghiamo con fondi regionali».

Luigi Almiento

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