Il redivivo progetto per il Ponte sullo Stretto di Messina agita e spacca il Movimento 5 Stelle. 

Nei giorni scorsi polemiche avevano destato le dichiarazioni del viceministro pentastellato ai Trasporti Giancarlo Cancelleri, che aveva sottolineato che l’opera potrebbe rappresentare il “simbolo della ripartenza”, dopo che solo nel 2018 lo stesso Cancelleri si diceva convinto che il Ponte non fosse “una della priorità” per la Sicilia. 

Oggi il vespaio non si è ancora calmato, anzi: l’ipotesi del collegamento tra Calabria e Sicilia continua ad animare il dibattito interno al Movimento. C’è chi resta possibilista, chi, come il capogruppo alla Camera Davide Crippa, critica Cancelleri per “la fuga in avanti” e chi, come l’ex ministro Giulia Grillo si dice pronto a togliere il suo appoggio al governo Draghi in caso il progetto venga davvero messo in cantiere. 

"Il nostro non è un no ideologico, è un no politico. La politica

deve scegliere come usare i soldi e io personalmente ritengo che

pensare di usare risorse economiche per fare questo ponte sia

una follia”, ha detto la Grillo. E la sensazione è che la maggioranza dei parlamentari grillini non sia propriamente a favore dell’opera. 

Una soluzione all’impasse potrebbe arrivare dalla proposta degli eletti M5S all’assemblea regionale siciliana.  Quella di un referendum tra la popolazione di Calabria e di Sicilia.

“Per un'opera così impattante sarebbe giusto dare la parola a chi con questa infrastruttura avrà più a che fare, i siciliani e i calabresi: facciamo un referendum come fu fatto nel 2016 per le trivelle, ma solo dopo che sul ponte si avranno a disposizione i principali elementi per potersi esprimere, ossia un progetto di massima, ovviamente non esecutivo o cantierabile, per cui ci vorrebbero anni", ha detto Giovanni Di Caro, capogruppo del M5S all'Ars, a nome dei 15 deputati del gruppo 5stelle di Palazzo dei Normanni. 

(Unioneonline/l.f.)

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