Nella cruenta disputa interna al Movimento 5 Stelle si inserisce Beppe Grillo, che lancia un appello all’unità in un momento di altissima tensione.

Lo fa con un post dei suoi, quasi mistico: "Una volta un padre venerabile (Ghandi) disse ai suoi ‘sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo’. Così egli (l'Elevato) non volle essere un padre padrone, ma un padre che dà ai figli il dono più grande. Sicché rinunciò a sé per consentire il passaggio dall'impossibile al necessario. Non dissolvete il dono del padre nella vanità personale (figli miei)".

Un appello all’unità quello del fondatore, che chiede di "rinunciare a sè per il bene di tutti, che è anche poter parlare con la forza di una sola voce. Ma se non accettate ruoli e regole restano solo voci di vanità che si (e ci) dissolvono nel nulla".

SCONTRO SULL'INTERPRETAZIONE – Ma in questo clima, è scontro anche sull’interpretazione del post. Se i "dimaiani" leggono le parole di Grillo come l'offerta di proporsi come mediatore, un po' come fece Di Maio quando Grillo e Conte erano ai ferri corti, al contrario i "contiani" asseriscono che la lettura corretta del post sia quella di accettare che la "sola voce" del Movimento sia quella del suo leader e quindi di Giuseppe Conte. Tant'è che Conte ha messo un suo "like" al post di Grillo.

L’INTERPRETAZIONE AUTENTICA – E secondo quanto lasciato trapelare da fonti vicine a Grillo, ha ragione Conte. Il post vuole invitare M5S a rispettare ruoli e funzioni, quindi a parlare con una sola voce, quella del leader Giuseppe Conte.

Nel post Grillo invita i figli "grillini" a rispettare il nuovo "padre" Conte, l'Elevato a cui Grillo ha a suo tempo ceduto il ruolo di guida "per consentire il passaggio dall'impossibile al necessario". Il rispetto del "padre", e la rinuncia di sé e delle "vanità" personali dunque è la chiave per consentire il bene del Movimento, per non distruggere il movimento.

(Unioneonline/L)

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