Sanità, "i debiti in Sardegna? Ricadranno sulla prossima giunta"
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I debiti della sanità sarda? "Ricadranno sulla prossima giunta". Di questo, ma non solo, hanno parlato oggi i Riformatori sardi che hanno convocato una conferenza stampa per spiegare in quale situazione si trova la sanità in Sardegna e per ricordare anche che appoggeranno la mozione di sfiducia presentata nei confronti dell'assessore Luigi Arru, che approderà in Aula nella prossima seduta.
"La spesa sanitaria annuale - ha detto Franco Meloni, responsabile del Centro studi dei Riformatori - è uguale a quella degli anni precedenti" e, analizzando i dati contenuti nel Disegno di legge 549 (Assestamento di Bilancio), approvato dall’Esecutivo regionale a settembre e che ora dovrà essere approvato dal Consiglio, "nel testo è scritto che il debito finora accertato è di 681 milioni, esclusi quelli del 2018 che dovrebbero essere altri 150 milioni".
Per portare la cifra a zero, secondo i Riformatori, "la Giunta prevede 182 milioni nell’Assestamento di Bilancio 2018, altri 266 milioni di ammortamenti sterilizzati saranno rimborsati grazie a una sorta di mutuo che accenderanno per 25 anni, e altri 300 milioni saranno inseriti nella Finanziaria 2019 togliendoli agli altri settori". Quindi si raggiungerà l'obiettivo "spostando però l’onere di pagarlo alla prossima maggioranza, visto che la Finanziaria del 2019 non sarà gestita da questa Giunta che terminerà il suo mandato a febbraio".
Meloni ha poi spiegato che a questo mutuo si aggiungono altri mutui, per un totale debitorio di "1,5 miliardi di euro".
"Un debito molto superiore a quello dichiarato - ha affermato Michele Cossa, vice capogruppo in Consiglio regionale dei Riformatori sardi – dopo anni che l’assessore Paci si vanta di aver risanato i conti della sanità. I sardi hanno assistito tra l’altro al decadimento del servizio sanitario pubblico, nonostante i costi impegnino più della metà del bilancio regionale, ossia circa 3,5 miliardi".
Cossa ha aggiunto un dato che ha definito "raccapricciante": "Nelle regioni meridionali, e in particolare in Sardegna, ci si ammala meno di tumore rispetto altre regioni d’Italia ma si muore di più. Vuol dire che un cittadino di Milano ha più probabilità di ammalarsi di tumore ma ha più possibilità di guarire perché può contare su un servizio sanitario efficiente".
Dure le critiche anche del coordinatore regionale Pietro Fois e dell’ex primario di Ginecologia del Policlinico di Monserrato, Gian Benedetto Melis, alla Rete ospedaliera.
Fois ha sottolineato che la sanità sarda, in questi cinque anni, non è diventata più efficiente, le liste d’attesa sono sempre più lunghe e i costi sono lievitati. Melis ha ritenuto, inoltre, incomprensibile il fatto che la nuova Rete ospedaliera abbia declassato l’Azienda mista di Cagliari a struttura di primo livello, come l’ospedale di Isili, mentre per la formazione degli studenti della Facoltà di Medicina è necessaria una struttura di secondo livello.
(Unioneonline/s.s.)