"Mi spiace per il procuratore di Agrigento. Penso che con tutti i problemi che ha la Sicilia, la priorità non sia certo indagare Salvini". Il ministro dell'Interno non arretra di un millimetro, anzi: attacca la magistratura e crea uno scontro istituzionale che ci riporta ai tempi del berlusconismo.

"Io ho fatto solo il mio lavoro di ministro e sono pronto a farlo: da Agrigento verranno tante cose positive, quindi ringrazio il pm perché sarà un boomerang", afferma il leader del Carroccio in un'intervista al quotidiano "Libero".

Nel caso l'inchiesta vada avanti e Salvini finisca a giudizio, non chiederà al Senato di dire non all'autorizzazione a procedere: "Se il Tribunale dirà che devo essere processato andrò davanti ai magistrati a spiegare che non sono un sequestratore. Voglio proprio vedere come va a finire".

In soccorso del leader leghista sono arrivati Berlusconi, Meloni e diversi esponenti di Forza Italia: "Parole che mi hanno fatto piacere quelle di Berlusconi e Meloni, meno quelle di altri esponenti di Forza Italia. La loro solidarietà, per come si stanno comportando in Parlamento, è ipocrita".

E Salvini rilancia anche il vecchio cavallo di battaglia del Cav, la riforma della giustizia: "Non per l'inchiesta su Salvini, ma perché abbiamo milioni di processi arretrati e questo è uno dei problemi che frenano gli investimenti in Italia".

Il leader del Carroccio torna sulla vicenda della Diciotti: "I Paesi Ue si sono dimostrati assenti, sordi, menefreghisti, e la cosa che ci dà fastidio è che lo fanno con i soldi italiani: bene ha fatto Conte ad annunciare che quando avranno bisogno di noi li ripagheremo con la stessa moneta".

Salvini è indagato assieme al suo capo di gabinetto, il prefetto Matteo Piantedosi. Deve rispondere di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio, in quella che ha definito un'inchiesta "vergognosa".

Dall'altro lato dell'esecutivo giallo-verde c'è un Luigi Di Maio che rassicura la compattezza del governo ma fatica a tenere a bada i suoi. Quindi, pur dicendo che Salvini deve restare al suo posto nonostante l'indagine che è "un atto dovuto", invita a rispettare e non attaccare la magistratura.

UNHCR - L'Agenzia per i Rifugiati per l'Onu (UNHCR), intanto, esprime "sollievo per lo sbarco delle persone rimaste a bordo della Diciotti" e elogia "i Paesi e le organizzazioni che hanno dimostrato solidarietà offrendo di accogliere coloro che erano rimasti a bordo". "L'UNHCR - continua la nota - continua ad incoraggiare la messa in atto di accordi prestabiliti per la gestione delle persone soccorse in mare. Quanto accaduto deve essere un campanello d'allarme. La vita di rifugiati e richiedenti asilo è messa in pericolo mentre gli Stati sono impegnati in discussioni politiche per trovare soluzioni a lungo termine. La questione Diciotti è risolta, ma cosa succederà la prossima volta?" Già nel 2018, sottolinea l'agenzia dell'Onu, più di 1600 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste europee, nonostante il numero di coloro che cercano di attraversare il Mediterraneo sia diminuito di molto rispetto agli anni precedenti".

(Unioneonline/L)

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