Al via in Consiglio regionale le celebrazioni di Sa Die de sa Sardigna, in ricordo dell’insurrezione popolare del 1794 con cui vennero cacciati da Cagliari i piemontesi e i viceré Balbiano. «Oggi festeggiamo in modo diverso, con i ragazzi», ha detto in apertura il presidente dell’Assemblea Piero Comandini.

All’edizione di quest’anno, infatti, partecipano e interverranno anche gli studenti dell’istituto comprensivo di Cabras e dell’istituto globale di Sant’Antioco. «Sa Die diventa la giornata dei giovani sardi», ha aggiunto il presidente che si è rivolto direttamente ai ragazzi: «Dovete considerare questi spazi come vostri, esserne protagonisti perché qui si decide del diritto allo studio, del vostro futuro. Noi politici abbiamo bisogno della vostra voce e del vostro dissenso: solo cosi riusciremo a svolgere bene il ruolo che ci ha dato il popolo sardo». Ovviamente, ha spiegato, «le azioni del 1794 assumono in continuazione nuovi significati in vista delle nuove sfide che ci aspettano in questa legislatura». Oggi, per esempio, «affrontiamo il tema della difesa dell’ambiente, dobbiamo dire no a tutti i signori del vento e del sole che vogliono sfruttare la nostra terra per motivi economici».

Dopo Comandini è intervenuto Marco Meloni, questore del Senato, che ha insistito sulla necessità che la Sardegna difenda i propri interessi. «Da oltre un trentennio - ha ricordato - assistiamo all’affermarsi di forze regionaliste presenti principalmente nelle aree più ricche del paese, questo deve indurre l’Isola ad avere una propria strategia di difesa dei propri interessi e ridefinizione della propria specialità, all’altezza dei processi di riforma del rapporto tra Stato e Regioni attualmente all’esame del Parlamento». Il senatore del Pd si riferisce evidentemente al disegno di legge sull’Autonomia differenziata prossimo all’ingresso in Aula alla Camera. «Può e possiamo farlo - ha sottolineato – potendo contare su una recente e assai importante conquista, l’inserimento del principio di insularità in Costituzione e che può essere una chiave per riaffermare in termini di norme e di risorse la necessaria equiparazione dei diritti tra i cittadini, le imprese e i lavoratori sardi e del resto d’Italia e d’Europa in materie fondamentali come istruzione, la salute, le infrastrutture fisiche e sociali, l’energia, il diritto alla mobilità e la continuità territoriale». Difendere i propri interessi è importante perché «il divario del Pil sardo rispetto a quello italiano è cresciuto, e molto, inoltre da qualche anno la Sardegna fa parte di nuovo delle Regioni con maggiore ritardo di sviluppo in Europa, l’Isola è agli ultimi posti per abbandono scolastico». Per questi motivi «bisogna rivendicare e ottenere maggiori forme di autonomia e autodeterminazione richieste dai cittadini attraverso i rappresentanti».

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