Carlo De Benedetti e Matteo Renzi si difendono, in programmi diversi, nella polemica montata sul caso Popolari.

Prima è intervenuto l'imprenditore, ospite a Otto e mezzo su La7, definendo la telefonata in cui nel gennaio 2015 diceva al suo broker di comprare azioni delle Banche, sapendo che il governo Renzi avrebbe varato un decreto solo pochi giorni dopo, un "segreto di Pulcinella".

Tutta la storia, ha detto da Lilli Gruber, "è allucinante, lo sapevano tutti".

"Era nel programma di Renzi, che tra l’altro non mi ha detto niente di particolare e, se lo avesse voluto fare, di certo non lo avrebbe fatto davanti ad un usciere. Mi ha solo detto che la riforma sarebbe passata. Nessuna parola su un decreto o su una data".

"Al mio operatore finanziario (Gianluca Bolengo, ndr.) parlo tutte le mattine, è una mia abitudine. Perché gli ho detto delle Popolari? Perché ho pensato che questo affare sarebbe maturato un giorno o l’altro".

"Non sapevo che il mio broker fosse intercettato. Forse non avrei detto 'me lo ha detto Renzi' ma solo perché non aggiungeva nulla. Era pleonastico".

E comunque, prosegue, "è vero che gli ho detto di comprare azioni dalle Popolari, ma mi sono anche protetto in borsa: se fossi stato al sicuro dal decreto perché avrei dovuto farlo?".

RENZI: "È ANDATA COSÌ" - "È andata così, come dice De Benedetti, non ho detto niente che non avessi detto in pubblico", gli ha fatto eco il segretario del Partito democratico, a Matrix.

"Io su questa storia non ho niente da dire - ha aggiunto - C'è l'idea che chi fa politica sia un po' un traffichino, allora io ho portato il mio conto corrente: quando sono diventato presidente del Consiglio, al 30 giugno 2014, avevo 21.895 euro e oggi ho 15.859 euro, un po' meno. Se vuoi fare soldi vai nelle banche d'affari, non fai politica".

(Unioneonline/D)

LA TELEFONATA:

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