Il principio di insularità in Costituzione è arrivato «ma ora la Sardegna ha bisogno di risposte adeguate» davanti ai ritardi su energia, infrastrutture, trasporti e continuità territoriale. «Conosco bene i problemi di una terra che frequento da quando sono bambino». Il segretario del Pd Enrico Letta ricorda le sue orgini isolane («mia madre è sarda») mentre si prepara allo strano Ferragosto alle prese con la chiusura delle liste elettorali. Nei pensieri c’è sempre la velocissima campagna elettorale che porterà al voto del 25 settembre. «Servono interventi choc per aiutare le famiglie piegate da una crisi economica drammatica».

Per gli osservatori è sempre più sfida Meloni-Letta.

«Io ho rispetto per gli avversari. E dunque anche per Giorgia Meloni e per la campagna elettorale che sta facendo».

Sembra quasi una lettera d’amore.

«Ma no. Lei fa il suo gioco. A me tocca il compito cruciale di rendere evidente agli italiani la differenza tra le due Italie che stiamo proponendo. Una differenza molto marcata, radicale. La destra vuole imboccare una strada che vanifica molti progressi di questi anni. Noi diciamo: l’Italia non può tornare indietro».

In questi giorni è battaglia sull’elezione diretta del presidente della Repubblica. La leader Fdi ci crede davvero.

«Io credo che la scorciatoia presidenzialista sia costitutiva della cultura della destra italiana. Una cultura che cerca sempre la via più facile e superficiale. L’idea di dire ai cittadini: diamo tutto il potere a uno solo. È la cultura dell’uomo forte, della donna forte, in questo caso. Una cultura che mal si adatta all’anima di questo Paese. E soprattutto è contro la nostra Costituzione».

Il centrodestra è pronto a modificare la Costituzione per arrivare al presidenzialismo.

«È bene sapere che il presidenzialismo con questa logica è bandito dalla nostra Costituzione. La Carta repubblicana nasce esattamente in chiave antipresidenziale».

Perché parlate di resistenza per la Costituzione?

«Quando diciamo che dobbiamo organizzare la resistenza per la Costituzione se dovessero vincere loro, siamo seri. Il presidenzialismo non è un aggiustamento della Costituzione: vuol dire cambiare la Carta in profondità. È gravissimo. Per questo voglio fare un patto il più largo possibile per la difesa della nostra Carta fondamentale».

A proposito di patto largo, dovete fare i conti con lo strappo di Calenda.

«Non ne voglio più parlare, preferisco pensare al futuro. Io sono uno molto pragmatico: guardiamo avanti».

E i rapporti con Conte e il Movimento 5 Stelle?

«Io penso alla campagna elettorale, al voto. E siamo in competizione. Punto».

Nella vostra coalizione ci sono aree a sinistra che stavano all’opposizione. E l’agenda Draghi che fine fa?

«A me sembra fondamentale che l’idea di Italia che era stata costruita dal Governo Draghi possa andare avanti e lo possa fare anche con le elezioni. Nel senso che il voto alle destre, a partire dal presidenzialismo ma arrivando anche ai temi in materia fiscale, è un voto contro l’agenda Draghi. Con follie come la flat tax».

Avete proposto una nuova mensilità per i lavoratori. Ma è davvero sostenibile?

«È importante fare una riduzione choc alle tasse sul lavoro, che poi possa tramutarsi in una mensilità in più per le nostre lavoratrici, i nostri lavoratori».

Gli italiani sono alle prese con una situazione economica drammatica. Inflazione e rincari non si fermano.

«Serve la forza per reggere la situazione economica con l’inflazione all’otto per cento e con i salari che purtroppo sono tra i più bassi dei Paesi europei. C’è uno scenario drammatico per le famiglie e noi dobbiamo intervenire assolutamente».

È stato riconosciuto il principio di insularità in Costituzione, ma ora la Sardegna aspetta interventi concreti.

«Conosco bene la Sardegna e la situazione sarda per motivi familiari. Mia madre è sarda. L’Isola sta aspettando da troppo tempo interventi adeguati. E l’applicazione dei principi costituzionali si fa insieme, non con le fughe in avanti come si vorrebbe fare col presidenzialismo».

Nelle sue tappe elettorali in vista del voto c’è anche l’Isola?

«Certo che verrò in Sardegna. E sono felice di farlo».

Il pranzo di Ferragosto si è trasformato in una riunione per chiudere le liste.

«Dobbiamo correre, ci sono tempi burocratici strettissimi per questa condizione rocambolesca che i partiti stanno trovando».

Le elezioni a settembre?

«Purtroppo non c’è stata scelta dopo che Conte e la destra hanno fatto cadere il Governo».

Arriva il taglio dei parlamentari. I posti sono pochi e ambiti.

«C’è una strettoia oggettiva che contribuisce a rendere difficile il lavoro».

Dovete mediare con le tante candidature degli uscenti.

«La cosa drammatica è che togliendo un terzo dei parlamentari si frena il ricambio, che è limitatissimo».

Ma questo ricambio lo vedremo nelle liste?

«Sto facendo un grande sforzo per mettere in campo una lista di giovani parlamentari. Ventenni, trentenni che veramente siano la punta di diamante del prossimo gruppo del Pd».

Giulio Zasso

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