Trenta giorni per raccogliere i voti sufficienti e consentirgli di “traslocare” da Montecitorio a Palazzo Madama. La partita è interessante e Gavino Manca ne è consapevole.

Anche perché le insidie per l’onorevole del Pd non mancano, a partire dai nomi dei suoi avversari nel collegio uninominale di Sassari; su tutti l’ex presidente del Senato Marcello Pera, schierato dal centrodestra.

Sarà un mese di passione.
«Sarà per tutti una campagna difficile, perché arrivata inaspettatamente e nel pieno dell'estate. Paradossalmente questo può essere un fattore positivo perché costringerà a concentrarci sui temi più importanti senza fare melina. Rispetto alla Camera dovrò confrontarmi con un collegio più ampio: una sfida che mi appassiona perché mi consentirà di dialogare ogni giorno con territori ed esigenze diverse. Chi sarà eletto dovrà interpretare il ruolo in maniera diversa rispetto al passato: il taglio dei parlamentari costringe a rappresentare porzioni più ampie di popolazione. Dovremo essere capaci di moltiplicare la capacità di ascolto e di sintesi».

Staccare il biglietto per Palazzo Madama non sarà impresa facile.
«Anche se non mi nascondo le difficoltà di partenza, sono convinto che ci siano buoni margini per vincere questa sfida. Grazie alla mia esperienza nella rappresentanza del territorio affinata alla Camera nel corso di questa legislatura, penso di disporre di una capacità nel farmi portavoce degli interessi e delle aspettative del mondo economico locale: ritengo che gli altri candidati a me contrapposti non ne dispongano nella stessa misura. Chi ha avuto a che fare con me nella commissione Attività produttive sa che quanto prendo a cuore un tema mi muovo con costanza e determinazione».

Un suo avversario è Marcello Pera, che sfida sarà?
«Ho grande rispetto per il presidente Pera, uomo di cultura ed esperienza istituzionale. Non credo che però nell'isola abbia le conoscenze e il radicamento per comprendere e farsi portavoce credibile delle istanze di un territorio a lui sconosciuto. Dopo la riduzione del numero dei parlamentari l’elezione di un rappresentante, esterno all’isola, indebolirebbe ulteriormente la voce della Sardegna».

Il Pd riuscirà ad essere il primo partito in Italia?
«Il nostro è un partito che più volte negli ultimi quindici anni ha contribuito a rimettere a posto i conti del Paese dopo i disastri compiuti dal centrodestra. Il Pd non cerca il facile consenso, al contrario del centrodestra che insegue i sondaggi. Sono certo che gli italiani premieranno la nostra affidabilità».

In questa legislatura si è finalmente sancito il principio di insularità in Costituzione: il futuro?
«Il futuro è agire uniti per attuarlo in modo concreto e riempirlo di contenuti. L'introduzione del principio è una conquista importante ma il lavoro da fare è ancora molto. Bisogna riuscire a spiegare che assieme alla insularità che abbiamo in comune con le altre isole, a causa della distanza dal continente la Sardegna soffre di un isolamento maggiore. È una battaglia che, ne sono certo, tutti i parlamentari sardi porteranno avanti insieme. Sarebbe bello che la popolazione isolana, dopo aver supportato questa modifica costituzionale, ora venisse coinvolta nella definizione dei contenuti concreti».

Ricette per risolvere i problemi storici della Sardegna: infrastrutture.
«Non dobbiamo sprecare l'occasione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, una grande opportunità per ammodernare le nostre infrastrutture. C'è da ridisegnare la rete dei trasporti interni, quella stradale e quella ferroviaria, il sistema dei porti e degli aeroporti, il rinnovamento del sistema idrico. Ma è essenziale dare gli strumenti giusti alla Pubblica amministrazione: mettiamo Comuni e Regione in grado di reclutare velocemente il personale necessario per attuare tutti i progetti. Altrimenti ogni sforzo sarà inutile».

Continuità territoriale.
«Ci sono argomenti su cui, nei decenni, si ripetono promesse e annunci di rivoluzioni. Tutte rimangono incompiute e lasciano delusione nel popolo sardo. Questa deve essere la legislatura che affronta il problema in profondità e in un'ottica globale. Non possiamo parlare di trasporti aerei, ad esempio, concentrandoci solo sulle rotte sarde e dimenticando la crisi che il settore sta affrontando a livello globale. Stiamo pagando lo scotto di dinamiche su cui noi sardi, da soli, non possiamo incidere. Negli anni forse è mancata questa visione d'insieme: facciamo parte di un'economia mondiale interconnessa e complessa e la Sardegna deve trovare la forza per far sentire il suo peso in questo mercato».

Caro-bollette.
«Ci aspetta un autunno drammatico dal punto di vista sociale. Famiglie, imprese, piccoli commercianti rischiano di finire sul lastrico a causa dell'innalzamento dei prezzi dell'energia. Un tema che va affrontato con coraggio e competenza anche perché la crisi si prospetta lunga. Da questo punto di vista, non credo che il centrodestra abbia la sensibilità e la visione adatte per governare un processo così complesso. La presenza di Draghi sarebbe stata senza dubbio più rassicurante. Come Pd stiamo proponendo alcune strategie: tra queste, ad esempio, lo stabilire un tetto al prezzo dell'elettricità e il raddoppio del credito d'imposta per gli extra costi energetici delle imprese».

Spopolamento.
«Altro tema che va affrontato in maniera globale e non localistica. Cambiamento climatico e crisi economica rischiano di provocare grandi flussi migratori dal Sud (d'Italia e del mondo) verso il Nord sempre più chiusi, spaventati e respingenti. La Sardegna ha molte carte da giocare in questo scenario ma la prima risposta deve essere quella del lavoro. Aumentiamo l'occupazione e rendiamo la Sardegna appetibile per gli investimenti esterni. Molto del resto verrà da sé».

Michele Masala

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