Polemiche in consiglio regionale dopo la definitiva bocciatura, da parte del Tar della Sardegna, del bando per l'attribuzione delle risorse agli eventi culturali a richiamo turistico tramite il cosiddetto “click day”.

Una modalità che ha fatto arrabbiare le associazioni del settore, a cominciare da Time in jazz di Paolo Fresu, capofila del ricorso presentato ai giudici amministrativi e che ora ha avuto ragione.

Il Tar ha infatti ravvisato "stravolgimento e violazione" della legge del 1955 "con l'attribuzione di consistenti risorse a soggetti che erano stati solo più veloci (di 2-3 secondi), con esclusione (per esaurimento del budget) di coloro che avevano articolato le proposte in modo da soddisfare le finalità indicate dal legislatore (che implicano una valutazione articolata e comparata)".

La decisione del Tar ha innescato, come detto, la polemica politica, con l’opposizione all’attacco della giunta regionale.

Progressisti e LeU hanno addirittura chiesto le dimissioni dell'assessore regionale al Turismo, Gianni Chessa. "L'anno scorso, pochi giorni dopo la pubblicazione del bando, l'opposizione aveva presentato una dettagliata interrogazione che paventava i rischi legati alla scelta dell'assessore Chessa di utilizzare il metodo del click day senza alcun criterio di merito per erogare risorse pubbliche - si legge in una nota dei Progressisti - Era tutto già scritto. L'unico a non essersi reso conto dei problemi è stato l'assessore Chessa. Che oggi, invece delle scuse e delle lettere di dimissioni, pensa di giustificarsi pubblicamente. Come sua abitudine, accusa i funzionari e i dipendenti del suo assessorato ma dimentica di dire che ha portato avanti la stessa scelta del click day anche quest'anno con i 5,5 milioni di euro da assegnare agli eventi sportivi Il dramma è che anche questa volta a pagare i danni degli errori saranno gli operatori del settore".

Anche per Leu si tratta di “un fallimento delle politiche turistiche senza precedenti. Riteniamo imbarazzante che l'assessore al Turismo provi ogni qualvolta a scaricare i propri fallimenti sui dipendenti pubblici. E' chiaro a tutti che in questi due anni e mezzo oltre che proposte imbarazzanti come il costume sardo per i camerieri non si è riusciti a porre in essere una vera e propria politica del turismo nella nostra Isola”. 

(Unioneonline/l.f.)

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