È prevista per oggi, in Senato, la discussione generale sul disegno di legge che dovrebbe cambiare gli assetti istituzionali e aumentare il grado di autonomia delle Regioni. Un tema, quello dell’autonomia differenziata, che suscita vivaci scontri.

I leader d'opposizione in piazza insieme ai sindaci parlano di una «bomba che spaccherà il Paese», mentre la maggioranza ostenta tranquillità e ripete che «i livelli essenziali delle prestazioni saranno assicurati ovunque».

In effetti buona parte della garanzia sulla tenuta dell'uniformità dei servizi pubblici, dalla sanità ai trasporti, dalla scuola alla protezione civile, passa appunto dai "Lep", ossia quel «nucleo di prestazioni da erogare in modo uniforme sul territorio nazionale al fine di garantire la tutela dei diritti civili e sociali».

La Sardegna «avrà solo vantaggi, saranno garantiti più servizi e maggiori risorse», dice Dario Giagoni, deputato sardo della Lega, il partito del "padre" della riforma, il ministro Roberto Calderoli.

In cosa consiste la riforma? Quella sull'autonomia è stata definita una legge «puramente procedurale», che dovrebbe semplicemente attuare la modifica del Titolo V della Costituzione in vigore dal 2001. In 10 articoli definisce il cammino per giungere ad una intesa tra lo Stato e quelle Regioni che chiedono l'autonomia differenziata.

«Tutto questo sarà la pietra tombale sull'insularità e distrugge le possibilità di perequazione degli squilibri infrastrutturali», avverte Marco Meloni, senatore del Pd. «La riforma ridurrà le risorse a disposizione dello Stato centrale, già limitate dal Patto di stabilità, e dunque non ci saranno più i soldi per le isole. Non capisco come i parlamentari sardi, a poche settimane dalle elezioni, possano approvare questo disegno di legge che è l'ennesimo intervento contro il sud e contro le isole».

Michele Ruffi

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