Giorgia Meloni vola a Bruxelles per fare il punto sull'Ucraina con gli altri leader europei. Niente spazio, durante il Consiglio Ue, al delicato tema dei migranti perché si entrerà nel merito solo in estate.

Ma intanto, in Aula alla Camera, va comunque in scena il botta e risposta con l’opposizione sulla gestione degli sbarchi. La premier si scalda sul tema, sostenendo di aver sentito «calunnie e falsità» nei confronti dell'Esecutivo, «dello Stato italiano» e della Guardia costiera. E difende la scelta di coinvolgere l'Europa, di pensare a un piano Mattei per prevenire le partenze, ribadendo che la prima delle cose da fare è tendere una mano alla Tunisia per evitare «lussi che nessuno saprebbe governare».

Ma si fanno notare anche gli scranni vuoti dei ministri leghisti, dopo le tensioni sulla questione delle armi a Kiev. Matteo Salvini è impegnato in varie riunioni al ministero, come non manca di fare sapere. Giancarlo Giorgetti non c'è, ma sarà poi al pranzo al Quirinale nel corso del quale, raccontano, Meloni avrebbe preso atto dell'allungamento dei tempi sui migranti ed elencato a Sergio Mattarella i dossier su cui si registrano distanze, a partire da quelle con la Germania sugli aiuti di Stato. Solo a un'ora dall'inizio del dibattito arriva Giuseppe Valditara. Poi Roberto Calderoli e Alessandra Locatelli, ma la miccia è innescata.

Carlo Calenda non perde tempo e su Twitter vede un governo «già in crisi e per le motivazioni sbagliate». Mentre il dem Andrea Orlando non esclude che i «toni più alti» dell'intervento della premier, rivolti in apparenza al M5S, fossero invece il classico esempio di chi «parla a nuora perché suocera intenda. Nell'assenza della Lega - nota - c'era una tensione di carattere generale».

Nessun conflitto, nessuna tensione, è la linea ufficiale di Palazzo Chigi. E la guerra in Ucraina, di cui la premier parla in una telefonata con il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, passa in secondo piano.

Il tono si fa ironico («non sono mica Mosé») quando risponde al verde Angelo Bonelli, che aveva portato in Aula dei sassi dell'Adige in secca per l'emergenza siccità. Un passaggio lo dedica alle politiche green, alla battaglia italiana in Europa per difendere il comparto auto guardando anche ai biocarburanti. Meloni lancia anche l'ennesima stoccata al M5S sul Superbonus perché il governo, sottolinea, ha «messo le pezze a un buco di 40 miliardi» che è servito solo «a fare lucrare le banche». Poi tocca al Mes che l'Italia ancora non ratifica. Meloni non si esprime direttamente sul punto ma chiarisce che si tratta di uno «strumento» e come tale non si può trasformare in un «totem indiscutibile». L'idea dell'Italia è che vada «adeguato» perché diventi uno «strumento utile». E la ratifica potrebbe diventare strumento negoziale a Bruxelles nella partita sulla revisione del Patto di Stabilità.

Una questione che la premier non affronta, ma che potrebbe spuntare invece tra gli incontri a latere del Consiglio, a Bruxelles, è quella dei balneari, su cui si sarebbe tenuta lunedì scorso una riunione con gli esponenti di Fdi che seguono il dossier.

(Unioneonline/D)

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