Bisogna «tenere viva la memoria delle atrocità nazi-fasciste ma soprattutto non dimenticare quanti lottarono e permisero la liberazione dell'Italia dall'oppressione nazi-fascista».

Così Sergio Mattarella ha anticipato le celebrazioni del 25 aprile, che quest’anno più di altri disegnano un Paese spaccato da lacerazioni antiche mai del tutto superate. E ben esemplificate dall’agenda delle prime due cariche dello Stato.

Se il Presidente della Repubblica va in Piemonte, con una tappa simbolica a Boves,teatro della prima strage compiuta in Italia dai nazisti, il presidente del Senato Ignazio La Russa vola oltreconfine, a Praga, per omaggiare la figura di Jan Palach, il giovane cecoslovacco diventato simbolo dell'anti-comunismo perché il 16 gennaio 1969 si suicidò dandosi fuoco per protestare contro l'invasione sovietica.

Giorgia Meloni è intervenuta con una lettera al Corriere della Sera: «Il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l'affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana. Da quel paziente negoziato volto a definire princìpi e regole della nostra nascente democrazia liberale scaturì un testo che si dava l'obiettivo di unire e non di dividere».

«Il 25 Aprile 1945 – scrive ancora la presidente del Consiglio - segna evidentemente uno spartiacque per l'Italia: la fine della Seconda guerra mondiale, dell'occupazione nazista, del Ventennio fascista, delle persecuzioni anti ebraiche, dei bombardamenti e di molti altri lutti e privazioni che hanno afflitto per lungo tempo la nostra comunità nazionale. Purtroppo non segnò anche la fine della sanguinosa guerra civile che aveva lacerato il popolo italiano, che in alcuni territori si protrasse e divise persino singole famiglie, travolte da una spirale di odio che portò a esecuzioni sommarie anche diversi mesi dopo la fine del conflitto».

E ancora, passando ai giorni nostri: «In questo nuovo bipolarismo l'Italia la sua scelta di campo l'ha fatta, ed è una scelta netta. Stiamo dalla parte della libertà e della democrazia, senza se e senza ma, e questo è il modo migliore per attualizzare il messaggio del 25 Aprile. Perché con l'invasione russa dell'Ucraina la nostra libertà è tornata concretamente in pericolo».

(Unioneonline/L)

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