Nazionale senza sale: il commento del 13 ottobre 2025
Di Enrico PiliaLa Nazionale di calcio è ancora un sentimento? Lo era, senza dubbio, prima che venissimo travolti dal sistema calcio mattina e sera, h24, che in confronto l’overdose è una tic tac alla menta. La Nazionale era un rito, alcune mamme facevano perfino delle merende rinforzate per “la partita”. I Mondiali, anche le partite per arrivarci, erano qualcosa di indefinibile, a metà fra la cerimonia pagana e l’isteria. Oggi i ragazzi sanno a malapena che l’Italia è la squadra dei migliori calciatori italiani, quelli che nel nostro campionato sono come i koala nel Nuovo Galles del Sud: rari, da tutelare, delicati e introvabili.
La Nazionale, sballottata fra dirigenti indecisi e selezionatori in tilt, ha sofferto parecchio, nell’estate che faticosamente ci stiamo lasciando alle spalle. Per colpa – grave – di Jannik Sinner e della pallavolo, di quelle incredibili e fiabesche imprese, fra il centrale di Wimbledon e i trionfi mondiali delle squadre italiane in Oriente. Sì, il calcio riempie ogni domenica gli stadi, nessuno show come quello del pallone può vantare quei numeri. Ma è un altro mondo, è quello dei club, passione incontrollabile peraltro a forte influenza straniera, proprietà comprese. Sabato sera – per quelli che avevano la tv accesa su Raiuno – la Nazionale, quella dei grandi, ha battuto l’Estonia, che per sapere che squadra è, devi cominciare cercandola su Google Maps.
Anche noi che facciamo informazione sportiva, carichiamo oltremisura le serate azzurre perché percepisci che pochi se la sentono addosso, questa sorta di istituzione, a causa delle sconfitte in serie o per colpa di scelte sciagurate e calciatori che non trascinano. Manca il sale. Questa corsa per tornare al Mondiale, anche stavolta costellata di percentuali, di ipotesi playoff se batti o no Israele – sì, Israele – non è il massimo, se si vuole riportare l’azzurro dentro le teste degli italiani. Lo sport della critica, dell’odio viscerale, si alimenta proprio con le batoste, le papere, gli inciampi e la nostra Nazionale, chiunque ci sia alla guida, non ha fatto certo il massimo per zittire tutti.
Domani sera tutti sapranno di Italia–Israele soprattutto perché c’è l’ingombrante polemica politica che ribolle, nonostante un processo di fine guerra già cominciato. E non perché è il match point per assicurarsi almeno gli spareggi. Manca quella sana sensazione di attesa, di tifo, di passione. E ti chiedi se gente come Retegui o Zaccagni, o Gattuso, siano in grado di riaccenderci. Lo speriamo tutti, o quasi.
Enrico Pilia