Se non sarà ancora impegnato a scalciare negli stinchi di Mattarella pompando l’inesistente caso Garofani, oggi al Senato Ignazio La Russa concluderà l’evento “Pasolini conservatore”. L’iniziativa è della fondazione Alleanza Nazionale e si spera inauguri tutto un ciclo improntato alla surrealtà, magari con titoli come “Mazzini monarchico”, “Gobetti squadrista”, “D’Alema, una sagoma”.

Sarebbe stimolante, eppure su Repubblica Fulvio Abbate si è indignato e chissà quanti altri a sinistra hanno storto il naso. È comprensibile che lo shopping culturale di destra in casa altrui suoni irritante (a volte diverte, come quando Sangiuliano arruolò tra i Maga il guelfo bianco Dante), però strillare all’appropriazione culturale è sbagliato.

Intanto perché è segno di debolezza. Poi perché frequentare figure e idee di parte opposta, foss’anche per fare un po’ di goliardico abigeato intellettuale, è più sano e ossigenante che chiudersi arcigni nella propria bibliotechina.

E infine perché la propaganda di destra oggi è più efficace di quella di sinistra, per cui dopo qualche botta di frullatore social l’idea che Gramsci fosse un camerata potrebbe circolare sul serio. Meglio farebbe la sinistra a rispondere colpo su colpo e scippare alla destra le sue figure culturali di prestigio.

Magari con un bel seminario su “Il plusvalore nel Mercante in fiera: rileggere Pino Insegno”.

Celestino Tabasso

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