Cosa resta della salute: il commento del 9 dicembre 2025
Di Franco MeloniNon si può certo dire che la gestione della sanità da parte della Giunta Todde sia noiosa, ogni giorno ce n’è una. L’ultima è l’abbandono dell’assessore Bartolazzi, del quale viene annunciata la prossima fuoruscita per ragioni non ben chiarite: infatti da un lato ne viene strenuamente difeso l’operato ma dall’altro lo si licenzia praticamente in tronco. Una bella intervista sull’Unione raccontava ieri il Bartolazzi-pensiero, le sue convinzioni, le sue illusioni, i suoi successi (secondo lui, ovviamente) ma soprattutto le sue frustrazioni, la sua delusione verso la maggioranza che lo ha eletto assessore. Fuori dai denti dice la verità, cioè che gli hanno impedito di fare il suo lavoro, di mettere in pratica i suoi progetti, qualunque essi fossero.
Attacca duramente la classe dirigente della Sardegna e addirittura non vede neppure un sardo in grado di fare il direttore generale di una Asl. Questo francamente fa sorgere il dubbio che lui in Sardegna ci sia stato proprio poco. Non saremo un popolo di fuoriclasse, ma una decina di persone con la testa sul collo e una ragionevole conoscenza della sanità non è davvero difficile trovarle. Però bisogna volerle cercare e trovare.
Comunque bisogna dire a discarico di Bartolazzi che si è scontrato con una situazione davvero complessa dalla quale, in tutta onestà, non credo si possa venir fuori se non a prezzo di anni di lavoro e di pesanti sacrifici per molti, se non per tutti. Per voler concedere l’onore delle armi all’assessore uscente, si può dire che ha cercato di fare del suo meglio, qualcosina in tema di oncologia ha anche avviato, ma la situazione della maggioranza e la incerta direzione verso cui ha marciato la giunta in questi due anni non l’hanno aiutato.
E sempre in tema di onore delle armi, voglio ringraziare Bartolazzi per la signorilità con cui ha sopportato la montagna di critiche che gli sono piovute addosso da tutti i fronti, incluso quello di chi scrive. La situazione è – lo ripeto – oggettivamente difficile, una matassa ingarbugliata di fattori strutturali e di errori politici che si sono accumulati negli anni, con una importante partecipazione della giunta Todde, ma che, tuttavia, non è stata l’unica.
La sanità sarda, e non solo quella sarda, sconta una serie di errori pressoché ininterrotti che hanno progressivamente indebolito o in qualche caso addirittura annullato le tante cose che funzionavano. Giusto per fare un esempio, pochi giorni fa la Corte Costituzionale ha tenuto l’attesa udienza sul ricorso presentato dal Governo contro la legge regionale del 2024, quella che ha consentito alla Regione di commissariare la Asl.
Nel far questo però la Giunta ha automaticamente mandato a casa i direttori nominati dalla Giunta Solinas con un contratto la cui scadenza era fissata al 31 dicembre 2026. Sicuramente coloro tra i lettori che seguono le cronache sanitarie ricorderanno la tumultuosa riunione di Giunta che diede luogo alla nomina dei commissari e che vide addirittura la non partecipazione degli assessori targati Pd, di fronte ad un – asserito – mancato coinvolgimento.
Poco dopo il Governo impugnò la legge regionale di fronte alla Corte Costituzionale sostenendo che si trattava non di una vera riforma ma di uno spoil system bello e buono. Naturalmente sono seguite accese polemiche in cui ognuno ha detto la sua. Nel frattempo la Giunta aveva emanato un bando per nominare i nuovi direttori, necessario perché i commissari decadono dopo una proroga di sei mesi. A leggere le cronache dell’udienza la difesa della Regione sarebbe stata a dir poco debole, poco più di un classico “ci affidiamo alla clemenza della Corte” e la previsione generale è, a questo punto, che la legge verrà cassata. La domanda che sorge spontanea è adesso cosa succederà, e qui ci sono diverse scuole di pensiero.
Secondo l’ipotesi che ha più seguito, sempre in caso di bocciatura della legge regionale, i vecchi direttori sarebbero reinsediati nelle loro precedenti sedi, o direttamente con una delibera di Giunta che in autotutela si rimangia le nomine dei commissari o tramite una decisione del giudice. Un’altra ipotesi è invece che resterebbero comunque in carica gli attuali commissari e che i precedenti avrebbero diritto solo a un risarcimento economico, che per quanto importante sarebbe comunque – sotto il profilo politico – molto diverso da un reinsediamento.
Diverso il caso sarebbe se la Giunta, prima della pubblicazione della decisione della Corte Costituzionale, dovesse nominare nuovi direttori a capo delle aziende. In questo caso l’ipotesi più accreditata è quella che questi ultimi resterebbero in sella e anche in questo caso ai vecchi direttori spetterebbe solo un risarcimento economico. Comunque, nel complesso, un gran pasticcio.