L o schema della protesta degli autotrasportatori sardi è stato il seguente: “Non ci interessa a chi procuriamo danni; l’importante è che chi può fare qualcosa, lo faccia”. Il problema è che i danni provocati sono tutti a carico dei sardi. I carciofi sono nelle celle frigo a marcire insieme alla frutta, le cozze sono state buttate nel mare e gli scaffali dei supermercati languiscono di beni. Viceversa, i produttori e i distributori di carburanti non pare abbiano risentito in alcun modo di questa protesta.

È come se una minoranza impazzita avesse preso in ostaggio gente di passaggio, senza sapere bene che cosa chiedere e a chi chiederlo. Siamo alla barbarie, all’assenza programmatica di pensiero. Solo muscoli e fine del sindacalismo.Il modello è la protesta dei pastori del 2019, il modello di chi rifiuta di comporre i propri interessi con quelli degli altri, ma li vuole affermare come primi e principali, punto e basta. E allora come oggi, le autorità sarde brillano per assenza. Ieri un accenno di blocco in un’altra città italiana è durato un quarto d’ora. Poi è intervenuta in forze la polizia e tutto è finito. Si può scioperare, si può creare disagio, ma non danneggiare. Questo in Italia è sancito dalla legge e in Sardegna negato dalla paura e dalla furbizia.

Uno sciopero, in uno Stato regolato dalle leggi, si organizza definendo chiaramente gli obiettivi, individuando bene la controparte, dando il tempo del negoziato, studiando bene gli strumenti di lotta e rispettando la volontà di chi non vuole scioperare.

A lcuni trasportatori hanno detto che questo sarebbe l’unico modo perché ci si accorga di loro. Se i lavoratori dipendenti che da anni hanno salari da fame e vedono aumentare i prezzi e le tariffe, dovessero anch’essi scendere in piazza con i forconi, e come loro, tanti altri, si otterrebbe il tragico effetto di affidare allo scontro e non al diritto la composizione degli interessi. È questo che si vuole? D’altro canto, non si può non notare anche la grande assenza della politica, in primo luogo regionale. Non mi pare sia l’effetto, come è stato detto, dell’incapacità conclamata dell’onorevole da spuntino (che tanto successo elettorale ha avuto negli ultimi anni) dinanzi al presentarsi di problemi seri e complessi. C’è di più. C’è l’incapacità di andare oltre i soldi distribuiti a pioggia. Quando si passa dalla politica delle mance alla politica delle leggi, della regolazione dei mercati, della mediazione degli interessi, chi sa fare solo piccoli e grandi favori e vuole dimostrarsi magnanimo con i soldi altrui (e non con i propri) si scopre improvvisamente privo dei fondamentali necessari a capire la complessità della realtà, e dunque tace, lasciando spazio ai violenti.

La via d’uscita da questi drammatici problemi è stare, come Sardegna, dentro la politica italiana, starci con competenza, dedizione, impegno, non con i proclami in piazza e le assenze nei luoghi e nelle occasioni che contano. Il problema degli incrementi di costo del carburante non può essere risolto per gli autotrasportatori e non per i cittadini comuni; deve trovare una soluzione di Stato, per tutti, ed è nel Consiglio dei Ministri e nel Parlamento che la Sardegna deve far valere le sue ragioni.

Nel frattempo, magari, gli autotrasportatori potrebbero fermarsi un attimo per definire meglio i propri interessi e i propri interlocutori.

Potrebbero, per esempio, rivolgersi alla sola Regione Sardegna per ridefinire le leggi di settore sui contributi a fondo perduto per gli investimenti. Potrebbero, per esempio, ottenere che sia finanziabile non solo l’acquisto dei rimorchi per trasporto latte e per il bestiame, ma anche quello per gli altri utilizzi. Poi, magari, potrebbero proporre di recuperare ciò che perdono per la congiuntura sfavorevole sui carburanti, con politiche che intervengano a diminuire i costi delle esposizioni finanziarie.

In due parole, potrebbero recuperare ciò che perdono sui carburanti, in quei settori dell’attività d’impresa che sono finanziabili. Tutte cose che si ottengono studiando e dialogando, non colpendo i vicini. Ma questo è troppo poco muscolare, rozzo e violento per essere compreso.

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