L ’angoscia di fondo che accompagna l’avviarsi di questo nuovo anno è una nota d’intensità crescente, alimentata innanzitutto dal ritorno in grande stile della morte, a cui mai come in quest’ultimo periodo i media hanno dato spazio e importanza. Non importa se anche “in hora mortis” si perpetuino ingiustizie e preferenze (alcuni defunti sembra abbiano diritto all’epicità e all’esegesi delle frasi dette, altri molto meno: per comprenderne i risvolti comunicazionali consiglio ancora Chomsky); la novità è il peso dato a sorella morte rispetto al passato – forse un aspetto non negativo (tornare alla spiritualità e riflettere sulla vita è un’occasione), ma purtuttavia caratterizzante questo 2023 come una nota bassa.

L’angoscia del vivere si nutre inoltre della perdita di qualsiasi certezza e del rimbombo vuoto delle narrazioni che ci vengono apparecchiate (ci ricordiamo quelle degli italiani cui “tutto andrà bene”, prontissimi, vincitori della povertà e della corruzione? O delle Ong senza fini di lucro e di carattere umanitario?). Qualsiasi nuova leggenda non apre pertanto alla speranza ma semmai aggiunge disorientamento.

N on abbiamo un’identità compiuta (possibile che dopo 75 anni, il nostro status di regione speciale sia solo un sogno onanistico come “la netflix de noantri” di Franceschini?), manca un sistema di ancoraggi (abbiamo capito qualcosa dei prezzi della benzina, della continuità territoriale, di quel che vuole Bruxelles?), sono stati persi i plinti della libertà e le radici della religione, mentre si dilata l’abisso tra le parole e la realtà. Inutile chiacchierare di tempi interessanti, di opportunità, della bellezza del cambiamento, questo era ieri. Oggi tutto è relativizzato, svilito e appiattito, e il 2023 appare da subito un boccone pesante da digerire.

Mi dicono che gli psicologi e gli psichiatri non sappiano più a quale santo votarsi: la gente sta impazzendo, letteralmente. Non esito a crederlo: propinare dosi massicce di realtà e irrealtà a geometria variabile (quel che era vero ieri non vale più oggi), provoca una diffusa destabilizzazione. Chi si sveglia la mattina pensando a una colazione felice da mulino bianco, viene immediatamente bombardato da slogan urlati che veicolano pensieri unici, incontrovertibili, da messaggi e immagini convergenti che vanno avanti sino a sera. Da queste narrazioni imperative non è possibile disallinearsi, né lo sarà possibile domani una volta ricevuto il prevedibile “contrordine compagni”. Ode alle sanzioni, difendiamole con occhi di tigre. Poi il direttore di Banca Intesa, non del credito rionale, spiega come le sanzioni facciano più male a noi che alla Russia, e allora lo show s’interrompe di colpo: fine della trasmissione, che qualcuno s’azzardi a toccare il tema! Ode nei secoli al “governo dei migliori”, un faro anche etico ed estetico, a cui infine sembrava credere solo la capigliatura ondulata e cotonata di Brunetta, e oggi si legge che a Camere sciolte l’ex governo ha piazzato 82 nomine (Franceschini, Speranza e Orlando primi in classifica a sistemare i propri adepti). I nostri depositi energetici sono pieni, perché allora i prezzi alla pompa aumentano? Dove sta la verità? Che mostro ingestibile abbiamo creato? E per quali fini se non quello di rendere reale e razionale la mancanza di confine tra il vero e il falso – e quindi di poter smerciare il falso come fosse vero?

Non va meglio a livello mondiale: ci siamo appena tagliati una poetica ciocca di capelli per le donne iraniane ed ecco che il principe Harry rivela con toni coloniali di aver ucciso da militare 25 talebani: “Per me erano pedine, non umani.” E nessuno, in questo mondo in deriva ecologico-inflazionistica sottolinea come intanto la Cina stia mettendo le mani sul petrolio afghano. Trapela però la notizia bomba: che in tempi non sospetti, prima della disastrosa fuga degli Stati Uniti, il generale Petraeus (Comandante in capo, poi direttore della Cia e condannato per aver passato segreti militari alla sua amante) abbia paventato questa minaccia geopolitica. Possiamo sorprenderci se le file dal dottore per i rifornimenti di benzodiazepine s’allunghino?

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