T utti colpevoli, nessuno escluso: noi cittadini che con comportamenti scriteriati abbiamo rinfocolato la pandemia; i governanti della Regione che stanno perdendo tempo in inutili test antigenici invece di fare vaccini; l'Europa che ha rimediato una figuraccia al cospetto di Gran Bretagna e Stati Uniti, vincitori della “guerra dei vaccini”. La Sardegna rischia la zona rossa proprio quando si sta avvicinando la bella stagione e con essa le speranze di rilancio per un'economia già in tempi normali fragile come un cristallo di Boemia.

I motivi dell'accelerazione del Covid-19 sono noti e persino banali: le tavolate familiari di Pasqua. Il coro dei sindaci costretti a mini zone rosse qua e là è unanime: le nostre tradizioni ci sono state fatali. Il resto lo ha fatto l'illusione della zona bianca. A Gavoi è stata tracciata la ripresa della pandemia: feste di compleanno e gite al lago, con spuntini e banchetti. Adesso, noi sardi paghiamo cara la nostra irresponsabilità.

Da mesi gli scienziati (quelli seri e non quelli che “vendono” test antigenici in giro per l'Italia) avvertono: l'unica via d'uscita sono i vaccini. Bisogna agire in fretta perché se il virus muta, i sieri in circolazione potrebbero diventare inutili e quindi potremmo essere costretti a inseguire il Sars-Cov-2. In pratica una campagna vaccinale perenne.

In Sardegna, mentre ancora si svolgono test antigenici inutili e costosi (il personale che lavora nei giorni di festa è pagato 35 euro all'ora e viene sottratto ai centri vaccinali), la campagna di immunizzazione segna il passo. Code, assembramenti, ritardi. L'hub di Quartu è pronto da dieci giorni ma, forse, aprirà solo sabato. Serve personale che Ats non ha. E anche se l'organizzazione fosse perfetta, non basterebbero le dosi. Su questo l'Europa ha fallito e in questo contesto l'Italia, Paese allo sbando anche prima della pandemia, è sembrata ancor più inadeguata. Mercoledì sera durante “Porta a Porta” di Bruno Vespa, Piero Di Lorenzo, ad della società italiana socia di AstraZeneca, ha raccontato di aver proposto a Conte di far entrare l'Italia in una partnership con l'Università di Oxford per la produzione del vaccino. Costo dell'operazione: 60 milioni di euro. Un'inezia, vista la partita miliardaria che si sta giocando. L'Italia avrebbe potuto avere un ruolo da protagonista ma non se ne è fatto niente ed ecco il risultato: la Gran Bretagna vaccina anche nei sottoscala, l'Italia arranca. L'Europa si è legata mani e piedi ad AstraZeneca senza tenere conto che gli stabilimenti maggiori sono in Inghilterra e in India, i cui Governi hanno posto limiti all'esportazione. «Prima gli inglesi e gli indiani», hanno sentenziato. Se si considera che l'India ha un miliardo e 380 milioni di abitanti, campa cavallo. Gli altri vaccini approvati in Europa sono americani ma dall'altra parte dell'Oceano, Biden ha detto «prima gli americani». E la frittata è fatta.

Nei giorni scorsi abbiamo assistito a rabbiose manifestazioni di piazza. D'accordo, ci sono sempre gruppi antagonisti pronti a scatenare la violenza. Ma la rabbia, la disperazione, lo sfinimento delle persone comuni sono tangibili. La Sardegna è terra affascinante ma debole. È un territorio che rischia di finire alla fame. E non in senso figurato.

IVAN PAONE
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