A ll’ultimo Consiglio europeo prima di Natale si è tenuta un’importante discussione strategica sulle relazioni economiche transatlantiche. Oltre alle misure più immediate, l'Unione Europea deve infatti affrontare le sfide a più lungo termine, tra cui rientra certamente il divario esistente in termini di crescita e innovazione fra l'Europa e i suoi concorrenti a livello mondiale.

A tale proposito, il Consiglio ha impegnato la Commissione a presentare, all’inizio del 2023, una strategia europea volta a stimolare la competitività e la produttività anche tra le due sponde dell’Atlantico. Nello specifico, il primo ministro belga, Alexander De Croo, ha chiesto che tale strategia venisse finalizzata non solo a contrastare gli elevati prezzi dell’energia, ma anche a depotenziare gli effetti negativi sull’Europa che potrebbero essere prodotti dall’Inflation Reduction Act statunitense (IRA). Mentre l’industria europea cerca di far fronte a bollette energetiche da record, infatti, il piano IRA da 369 miliardi di dollari del governo Usa prevede sgravi fiscali alle aziende americane per aiutarle a passare all’energia verde a partire da gennaio 2023. Nell’Ue, questo annuncio ha suscitato serie preoccupazioni, in quanto potrebbe svantaggiare le aziende europee, aumentando il rischio di delocalizzazione. Il primo Ministro belga si è spinto oltre, affermando che «l’Europa rischia di essere deindustrializzata, il cui impatto potrebbe essere significativo per tutti i paesi europei».

Per contrastare l’IRA americana e il rischio che essa porti a una concorrenza sleale tra le due sponde dell’Atlantico, in Europa si discute di costituire un fondo sovrano per finanziare la transizione verde e consentire all’industria europea di restare competitiva nei confronti di quella statunitense. Inoltre, si pensa a regole sugli aiuti di Stato adattate e semplificate per facilitare gli investimenti pubblici, facendo però attenzione a preservare l’integrità del mercato unico. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha proposto al riguardo di allentare temporaneamente le regole sugli aiuti di Stato e ha evidenziato che la strada da seguire con gli Usa è la cooperazione e non una guerra commerciale. Infine, ha proposto di creare un nuovo “fondo per la sovranità europea” a sostegno della transizione verde e digitale, proposta caldeggiata anche dal Belgio: «i fondi comuni possono essere molto efficaci», ha infatti argomentato il premier belga.

Anche altri leader dell’Ue hanno fatto eco al punto di vista di De Croo, con il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio dell’Ue Charles Michel che hanno chiesto una rapida risposta dell’Unione al piano degli Stati Uniti e hanno messo in guardia contro la possibile “frammentazione del mercato unico” che il piano Usa potrebbe causare. Tuttavia, altri Paesi, tra cui la Germania, ritengono che la situazione debba essere ulteriormente esaminata. Con gli Stati Uniti, la Cina e altri Paesi che spendono miliardi per sostenere le loro industrie e attirare gli investitori globali con sussidi espansivi, l’Ue ha di fatto subito una crescente pressione ad agire. Tuttavia, mentre la Commissione Ue pensa a uno schema di finanziamento comune per contrastare questi sviluppi, la Germania ha chiarito che i debiti comuni non sono la strada da percorrere.

Il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha sottolineato al riguardo che potrebbe essere u tile “raggruppare gli strumenti esistenti”, ma ha ribadito altresì che qualsiasi strumento che preveda debiti congiunti è da escludere. «Un fondo sovrano non deve essere un nuovo tentativo di prestito comune e non vediamo alcuna ragione per fare ulteriore debito europeo», ha concluso Lindner. Si ripropone dunque la vecchia diatriba tra i Paesi che vogliono estendere l’indebitamento comune nell’interesse di tutti e quelli, tra cui la Germania, che di allargare l’indebitamento comune non ne vogliono neanche sentir parlare. Perciò, la discussione e ogni eventuale decisione in merito è stata rimandata ai prossimi Consigli Ue.

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