W inston Churchill, uno che di politica se ne intendeva, soleva dire che per fare un buon governo occorre mettere insieme almeno un terzo di competenza ed altri due divisi tra esperienza e creatività. Condendo poi il tutto con un pizzico di “carelessness”, una sorta di leggerezza. La ricetta, a dare retta alla storia, avrebbe avuto un buon successo, vista la durata e l'autorevolezza dei suoi ministeri.

Qui da noi sembrerebbe che quella ricetta vada rivoltata al contrario, visto che gli esecutivi per come sono composti, a Roma come a Cagliari, parrebbero fare il pieno di inesperienza, immaturità e opacità. Si tratterebbe, come molti sostengono, di un'evidente mancanza di cultura politica, cioè di quell'attitudine a saper ben gestire le mutazioni sociali e le esigenze economiche presenti nel Paese e nella Regione. Mancherebbero infatti all'appello di questi nuovi governanti i principali capisaldi necessari a sostenere quest'attitudine: la capacità di riuscire ad assicurare fiducia e credibilità all'intervento pubblico e, soprattutto, la credibilità necessaria come esecutori capaci di assicurare l'uscita da quella lunga fase di decrescita che va affievolendo ogni attività utile per il risveglio dell'intero Paese.

I segnali di quest'involuzione sono assai avvertibili nelle vicende più recenti. Ed è per questo che desta preoccupazione - per rimanere fra di noi sardi - quel che mostrano le evidenti difficoltà incontrate nel trovare la quadra per completare l'esecutivo, nonostante sia poi nato con troppe evidenti rappezzature. (...)

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