L 'annuale rapporto della Svimez sull'economia delle regioni meridionali (e quindi anche della Sardegna), appena pubblicato, offre un'interessante chiave di lettura delle cause che rendono assai debole, in tutta l'area, il superamento degli effetti della pesante crisi recessiva che ne ha fortemente intaccato le capacità produttive. Attribuendoli soprattutto all'effetto congiunto di due fenomeni negativi: da un lato il pericoloso rallentamento nei consumi, soprattutto per la parte riguardante la spesa delle famiglie, e dall'altro il fermo quasi totale degli investimenti, per via della stasi nella domanda e delle forti difficoltà nell'accesso al credito bancario.

Tutta l'economia meridionale appare quindi su un declivio che non sembra avere fine. La crescita del Pil - dice il rapporto - è a meno 10 per cento, mentre al Centronord è a meno 4 per cento. Il che vuol dire che in questi pochi anni il divario tra Nord e Sud è ancora aumentato. E per il 2019 si prevede un'ulteriore frenata dello sviluppo in tutta l'area del Mezzogiorno per via dello spread a 300 punti.

Gli effetti più negativi sono poi testimoniati dalla fuga dei giovani: negli ultimi diciotto anni, dice sempre la Svimez, quasi due milioni di giovani meridionali hanno abbandonato il nostro Paese. Si tratta di una perdita gravissima, che pregiudica e condiziona pesantemente il futuro dell'intero Paese.

Di questi effetti negativi anche la Sardegna - o soprattutto la Sardegna - ne ha sofferto e continuerà purtroppo a soffrirne. (...)

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