C osa succede intorno a noi? Per comprendere occorre visualizzare il mondo come una grande piazza circolare nella quale avvengano tutti gli scambi commerciali.

Un tempo tutto era baratto, ma l’approccio di fondo è ancora lo stesso: si scambia un bene per un bene che presenti un valore equivalente. Per comodità si usano le monete che inizialmente possedevano il valore intrinseco delle materie preziose di cui erano fatte (oro, argento, ecc.), mentre oggi contano esclusivamente sul valore del “credito” di cui godono nella piazza. Io scambio carta con un pieno di gasolio, ma col credito di cui godono i miei euro devo pagarne per esempio 72.

È chiaro che il “mercante” (cito Jacques Attali) che ha più credibilità (patrimonio, armi, potere) impone la sua moneta e il suo cambio. Il riferimento principe è da circa un secolo il dollaro americano. Essere il meglio fico del bigoncio ha tantissimi vantaggi, ne cito solo uno strategico: la possibilità di esportare l’inflazione. Mi spiego: il sogno americano del dollaro moneta mondiale (il “bancor” keynesiano) dura giusto un anno, dal 1944, accordi di Bretton Woods, al 1945, conferenza di Jalta, quando si suddivide il mondo in zone d’influenza.

E dove anche i sistemi monetari obbediscono a differenti regole. Nelle decadi successive, decadendo la propria credibilità, gli americani decidono di non esportare più le materie prime (che diventano riserve strategiche) e di importarle dall’estero. In pratica, per essere fornitori degli Usa occorre essere pagati in dollari. Nel 1971 Nixon decide inoltre di sospendere la convertibilità-oro del dollaro. Questo passo rappresenta la rinuncia al ruolo della moneta quale riserva di valore a fronte dell’affrancamento del dollaro da qualsiasi regola, copertura, ancoraggio: diventa più facile produrre denaro che non merci. Gli Usa, ormai clienti e debitori, possono inondare il mondo di monete decidendone di fatto il valore, dunque facendo ricadere il peso della propria inflazione sugli altri Paesi. Ma non solo: dagli anni ’70 viene permessa l’esplosione incontrollata delle quasi-monete, ovvero dei prodotti finanziari che oggi hanno raggiunto un valore di circa 50 volte il Pil mondiale. Il mondo viene letteralmente inondato di carta, un castello micidiale retto solo dalla cieca fiducia.

A fine secolo irrompono però due nuove forze che minano la supremazia del dollaro, l’Euro e lo Yuan cinese, mentre la credibilità degli Usa verso i Paesi terzi, dopo i disastri delle guerre d’esportazione, continua a declinare. Una prima generalizzata crisi di fiducia nel sistema avviene nel 2008. Se non volete studiare i dettagli consiglio il film (americano) “La grande scommessa” che spiega come spregiudicatezza e criminalità finanziarie, tuttora interconnesse e trionfanti, abbiano portato il mondo sulla soglia di un nuovo medioevo. È importante però comprendere come, pur nella tempesta scatenatasi, gli Usa abbiano cercato di affondare l’Euro, un concorrente mai digerito. Sempre per didattica di base, guardate la serie “Diavoli” che racconta come solo per poche ore l’Europa abbia evitato la catastrofe.

Torniamo sulla piazza. Cosa pone oggi sul terreno il mercante di riferimento? Il mito, la vantata supremazia tecnologica e bellica, seppur ulteriormente scalfita dall’ultimo Afghanistan, i propri gangli di potere (organismi internazionali, agenzie di rating, multinazionali, lobby, ecc.), una lunga teoria di promesse non mantenute e una montagna infinita di carta. Il dollaro rischia di diventare di fatto la moneta della finanza internazionale.

Dall’altra parte della piazza si affacciano mercanti che sul terreno mettono materie prime e forza-lavoro, con una moneta che si avvia a rappresentare l’economia reale, la manifattura e appunto le materie prime e l’energia.

Come finirà il confronto? Proviamo a giudicarlo non dal punto di vista nostro ma dei Paesi terzi non allineati, dei popoli più disagiati, dei miliardi di persone che lottano per la sopravvivenza. Io non scommetto. Ricordo solamente la profezia degli aborigeni australiani: “Solo dopo che l’ultimo albero sarà stato abbattuto, che l’ultimo fiume sarà stato avvelenato, che l’ultimo pesce sarà stato catturato; soltanto allora capirete che il denaro non si mangia”.

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