S crivere di Giganti non è una cosa semplice e per soprammercato questa storia mi tocca da vicino, visto che riguarda il mio paese, Cabras, la patria dei Giganti di Mont'e Prama. Andiamo al sodo: la Sovrintendenza dei beni archeologici sostiene che il restauro delle statue debba avvenire nel capoluogo dell'isola. A scanso di equivoci, io amo Cagliari, ci ho lasciato il cuore, ma questa non è una storia di campanile, parliamo di cultura, economia e soprattutto identità.

Il Museo di Cabras, durante la mia infanzia, era desolatamente chiuso, progettato negli anni Settanta, sembrava destinato a restare una delle tante cattedrali nel deserto. Fu inaugurato ufficialmente nel 1997 e il suo successo (45 mila visitatori all'anno) è legato alla presenza delle statue dei Giganti, esposte dal 2014. Prima dei Giganti i visitatori erano 9 mila, il “sistema Cabras” trainato dai Giganti - e con l'altra perla del Mediterraneo, Tharros - vale 165 mila visitatori all'anno. L'obiettivo è di 500 mila visitatori entro i prossimi tre anni.

I Giganti hanno dato a Cabras e a tutto il territorio una risonanza internazionale, le statue sono una formidabile scoperta, uno spartiacque della storia antica del Mediterraneo. Qui non intendo parlarvi dell'ovvio - l'imprescindibile presenza a Cabras delle statue di Mont'e Prama, sito archeologico scoperto nella Penisola del Sinis nel 1974 - ma di un tema più alto perfino del destino delle statue: la nostra identità di popolo sardo. La storia dei Giganti riguarda noi tutti e in questo senso è esemplare.

L a Sovrintendenza difende la propria scelta e afferma che i Giganti sono beni dello Stato. Ottimo, nessuno lo nega, c'è solo un dettaglio: anche Cabras è lo Stato. Qual è il compito dello Stato? Ci tocca ricordare alla pregiatissima Sovrintendenza che gli elementi costitutivi dello Stato sono tre: il popolo, la sovranità e il territorio. Non siamo nel campo dell'astrazione politologica, sono fattori che passano dalla teoria alla prassi del governo, dal livello nazionale a quello locale. L'armonia tra questi elementi è assicurata dal dialogo, ascolto e leale collaborazione tra le istituzioni. Non sono un archeologo (anche se scavo nei fatti), ma uso la penna per far emergere spesso anche il passato, ho letto con passione “Civiltà sepolte” di C.W. Ceram e ho mischiato le letture classiche all'esperienza del cronista con il taccuino squadernato sul presente. Bene, questa storia dei Giganti pronti al trasloco mi mancava e deve essere proprio un segno del destino il non trascurabile fatto (almeno per me) che riguardi proprio il mio paese, il luogo dove sono cresciuto. Ho imparato che uno degli shock più grandi che possono colpire una comunità è l'esproprio dei suoi simboli, delle sue radici. Ne discende che l'operazione della Sovrintendenza nella sua logica burosaura equivale a levare la bandiera a un esercito, abbattere il generale in battaglia (e non a caso i Giganti sono anche guerrieri), spezzare un sogno inseguito da tanto tempo. Inspiegabilmente sepolte nell'oblìo (forse le statue rimettevano in discussione idee fin troppo consolidate sul passato delle civiltà mediterranee e sulla storia dell'antichità sarda), rividero la luce grazie alla passione di pochi (tra i quali non possiamo non ricordare l'archeologo Raimondo Zucca) che poi contagiò l'intero paese. La loro esposizione al pubblico fu uno shock, quello che in letteratura si chiama epifania, un'apparizione di un mondo che fino ad allora sembrava impossibile: statue gigantesche che rivelavano una visione, una tecnologia raffinata, un mistero tutto da svelare. Il restauro dei Giganti deve aver luogo a Cabras, su questo non ci sono dubbi perché non sono le statue che devono muoversi, ma i restauratori e anche i loro laboratori nel caso. Ho assistito al restauro di alcuni bronzi in un museo romano, uno spettacolo. Perché mai questo show dovrebbe essere altrove? E perché rischiare il trasporto di beni così inestimabili? Per risolvere questo problema ci sono due strade: l'accordo o il conflitto. Nell'accordo la Sovrintendenza si comporta come un garante della cultura nella sua massima espressione che prevede non solo il soggetto (le statue) ma anche il contesto (il luogo) perché si può discutere quanto si vuole ma se non vedi Cabras e il suo territorio quelle statue sembreranno figure aliene. Non a caso l'esercito di terracotta di Xi'an non è finito in mille città della Cina, è rimasto sul suo terreno di battaglia. A chi giova lo scontro? Non all'immagine della Sovrintendenza certamente che vede polverizzata la sua stessa missione. Qualcuno dirà che non giova neppure al Comune di Cabras, che potrebbe essere sconfitto nella guerra di carte bollate. Sarebbe lo Stato che sconfigge se stesso, un paradosso. Sun Tzu insegna che non bisogna mai cominciare una guerra se non sai di averla già vinta, ma nel caso dei Giganti è una battaglia che bisogna combattere per difendere la cosa più preziosa che abbiamo: Cabras è i giganti, i giganti sono Cabras. Qualsiasi ferita inflitta ai Giganti - e niente ferisce come l'allontanamento, che equivale alla scomparsa - è una ferita a noi tutti.

MARIO SECHI

DIRETTORE DELL'AGI

E FONDATORE DI LIST
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