L a Sardegna è zona bianca e questa bandiera che sventoliamo al centro del Mediterraneo è per noi sardi una grande responsabilità. Se la perderemo, sarà colpa nostra. Quando l'estate scorsa gli intelligenti a prescindere si scagliarono contro il presidente della Regione Christian Solinas, lo difesi qui, sulle colonne dell'Unione Sarda, perché aveva ragione nel chiedere una certificazione sanitaria per entrare nell'Isola.

Gli scatenarono addosso l'artiglieria della stampa a una dimensione (oggi silente) e invece Solinas usava solo il buon senso, quello che è mancato nella gestione della crisi pandemica. Quello che ci vuole adesso, perché la Sardegna ha l'occasione di partire in posizione di vantaggio per l'apertura della stagione turistica, ha alcuni mesi (pochi) per organizzarsi. Bene chiedere i test all'ingresso della Sardegna, ma il lavoro grosso va fatto all'interno, tra noi.

Tra qualche mese le dosi disponibili aumenteranno in maniera esponenziale, il mondo comincerà a uscire dalla crisi e entrare in un “new normal” a partire dal secondo semestre dell'anno, la Borsa sta anticipando il tema, il prezzo del petrolio - il vero indicatore dell'economia reale - viaggia secondo gli analisti verso gli 80 dollari al barile. Traduzione: la Sardegna a giugno, se farà adesso tutto quello che va fatto, potrà dominare il mercato del turismo sicuro. Questa è la premessa per la nostra ricostruzione dell'Isola. Di pari passo, bisogna far marciare la vaccinazione e studiare il modo migliore per immunizzare la popolazione.

I n Sardegna sono state consegnate 165.380 dosi, ne sono state utilizzate 106.719, il 64,5%. Che fine hanno fatto le altre 58.661 dosi, il 35,5% della partita disponibile? Sono dati del ministero della Sanità, se c'è qualcuno che dorme, si svegli.

Uno sguardo globale, per sapere, per capire. Gli Stati Uniti hanno già vaccinato oltre 85 milioni di americani, la campagna procede al ritmo di più di 2 milioni di dosi al giorno, entro l'estate tutti gli americani adulti saranno vaccinati. Il Regno Unito di Boris Johnson ha un andamento da gran premio: 22,3 milioni di vaccinati, 335 mila al giorno. Israele, usando la logistica dell'esercito, ha vaccinato 8,5 milioni di persone, il 94% della popolazione. Nell'Unione europea le cose vanno male. Basta il confronto con la Germania (poco più di 7 milioni di vaccinati), l'Italia (5,1 milioni) e la Francia (5,2 milioni), per capire che la Commissione Ue ha gestito in maniera disastrosa la fornitura del vaccino. La leadership europea ha sbagliato la lettura geopolitica della guerra del virus che sarebbe inevitabilmente partita tra le potenze globali.

Intanto, a Roma il fu governo di Giuseppe Conte aveva aperto non un ufficio vaccinazioni ma un ufficio complicazioni. Spirato l'esecutivo per implosione, è arrivato Mario Draghi che ha sostituito tutto l'ambaradan di Palazzo Chigi: la delega ai Servizi Segreti affidata al capo della polizia, Franco Gabrielli; la Protezione civile affidata a un veterano delle crisi, Fabrizio Curcio; il Commissario dell'emergenza, il faccio-tutto-io Domenico Arcuri, sostituito dal capo della logistica dell'Esercito, il generale Francesco Paolo Figliuolo. Poi è arrivato un colpo di cannone: il blocco della fornitura di una partita di vaccini Astrazeneca diretta dall'Italia all'Australia. La mossa era stata preceduta da un paio di telefonate di Draghi ai vertici dell'Unione, un colloquio con Angela Merkel, l'intervento del premier al Consiglio europeo. Ieri, la notizia pubblicata dal Financial Times che l'Unione europea chiederà agli Stati Uniti l'export delle dosi di AstraZeneca prodotte dagli stabilimenti americani. Effetto Draghi, fine dei giochi, a Roma c'è un leader di statura internazionale che ha una voce autorevole e la fa sentire.

Presto avremo milioni su milioni di dosi disponibili, sufficienti per vaccinare tutti gli italiani. Il problema non sarà più quello delle fiale, ma l'organizzazione della campagna. A questo ritmo (151.395 dosi al giorno), ci vorrà un anno per immunizzare il paese. È chiaro che bisogna accelerare, raddoppiare il ritmo per accorciare i tempi. Contemporaneamente, il governo Draghi partirà con il Recovery Plan, i progetti per rilanciare la crescita e modernizzare il paese. Due pilastri, vaccinazione e ricostruzione.

Post scriptum. Anche sulla ricostruzione la Sardegna dovrà fare la sua parte e sarà ancora il turismo la chiave del futuro. Turismo non è solo la spiaggia - siamo in competizione con bellezze straordinarie come la Grecia e altri paesi del Mediterraneo - ma la capacità di accogliere, esporre, rendere visibile la cultura, l'arte e il patrimonio archeologico. Ci saranno sempre meno turisti e più viaggiatori. A questo proposito, segnalo che l'atto della costituzione della Fondazione Mont'e Prama, uno straordinario progetto per i Giganti - che interessano tutto il mondo e vanno oltre le vanità locali e personali - non è stato ancora firmato. Con tutto il rispetto, fate bene e in fretta, stiamo entrando in un nuovo mondo.

MARIO SECHI

DIRETTORE DELL'AGI

E FONDATORE DI LIST
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