P artiamo dalla notizia: domani i Giganti di Mont'e Prama non dovranno lasciare il museo di Cabras. La Soprintendente Maura Picciau ha saggiamente rinviato a data da destinarsi l'avvio dell'operazione di trasloco e restauro. «Sopraggiunte ragioni di servizio» hanno cambiato lo scenario e motivi più che mai propizi, costituiscono il buon nuovo inizio di cui ha bisogno questo racconto, un frammento di enorme importanza della storia sarda.

Il sindaco di Cabras, Andrea Abis, ha risposto alla mossa della Sovrintendenza con il “congelamento” del ricorso che era stato presentato al Tar. Siamo dentro le pagine di un manuale dela politica, siamo passati dalla tensione crescente a quella che nelle relazioni internazionali si chiama fase di “de-escalation”, un passaggio positivo con il quale si depone l'ascia di guerra, si fuma insieme il calumet della pace nella tenda del villaggio e si discute finalmente del domani. Costruire e non demolire, ascoltare e non parlarsi addosso, elevare la politica (come insegna Aristotele, tutto è politica) al piano del nobile compromesso.

Non c'è un vincitore e non c'è un vinto, perché la vera partita non è quella del restauro, non è il trasferimento a Cagliari o altrove dei tesori, quelle sono questioni che speriamo definitivamente superate e in ogni caso piccine rispetto alla storia dei Giganti. Il tavolo del negoziato è su un livello più alto, sia sul piano dell'idea che delle istituzioni che devono chiudere la partita e dare il via alla realizzazione di un grande sogno.

Q uale? Nei giorni scorsi, con due interviste sull'Unione, ho avuto il privilegio di “vedere” la nostra isola nella luce di una storia nuova, entusiasmante, l'epifania di un mondo che schiude i cancelli del passato e riscrive il nostro futuro. Una rivoluzione, prima con un racconto dal passo omerico del professor Raimondo Zucca; poi con un dialogo intenso, ricco di nuances, preziose riletture del sardismo di Antonio Gramsci, con la professoressa Maria Antonietta Mongiu. Due grandi studiosi, archeologi, sardi innamorati pazzamente della nostra terra. Sono debitore a Momo del sogno del Sinis e a Maria Antonietta della sublime arte filosofica della ragion pratica.

Ora che succede? Bisogna scrivere il capitolo finale della storia che in realtà è l'incipit del futuro. Qual è il titolo del capitolo chiave? La nascita della Fondazione Mont'e Prama. Siamo davvero vicini all'obiettivo e questa parte la dovranno scrivere insieme il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, e il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini. Quattro Mori e Tricolore, Autonomia e Unità, la Sardegna e il Mediterraneo, l'Italia e l'Europa.

Cosa c'è sul tavolo? Un modello organizzativo che riprende quello (eccellente) degli Uffizi di Firenze, uno statuto che prevede il conferimento dell'intero patrimonio di Mont'e Prama alla Fondazione che avrà sede a Cabras. I Giganti saranno custoditi e esposti esattamente dove sono nati, nel Sinis. Tutti. Nel consiglio d'amministrazione della Fondazione ci saranno due membri per il ministero, due per la Regione, uno per il Comune (che sarà anche il vice presidente di diritto), il presidente sarà nominato dal ministro d'intesa con il presidente della Regione. Lo statuto della Fondazione non è un format chiuso, non pensa all'oggi ma al domani, dunque è aperto, pronto a arricchirsi: oltre ai soci fondatori (le tre istituzioni) potranno entrare altri soggetti, pubblici e privati. Quest'ultimo passaggio è fondamentale per lo sviluppo e le relazioni internazionali: potrà entrare, nel caso lo voglia, la Diocesi di Oristano, che è proprietaria della terra dove è stato effettuato il primo scavo di Mont'e Prama nel 1975; sarebbe opportuna la presenza della Fondazione di Sardegna; penso sia necessario l'apporto di network internazionali, soprattutto nel comitato scientifico, dove naturalmente saranno rappresentate le Università di Sassari e Cagliari.

I Giganti di Mont'e Prama sono una svolta nella storia dell'antichità sarda, sono patrimonio di Cabras (il vostro cronista viene dal paese degli scalzi), ma un tesoro così ricco di immaginario non può calcare la scena di un museo privo di dinamismo, serve uno splendido teatro. Per questa ragione il Comune di Cabras deve spalancare i cancelli alla competenza e alla creatività, non siamo più nel campo del folclore, il gioco è in una dimensione che ha un solo limite, quello dell'intelligenza. Cabras deve fare la sua parte senza chiusure, aprendosi con umiltà alla cooperazione con le istituzioni che fanno grandi i musei e trasformano l'archeologia in un'avventura del presente.

Siamo arrivati al punto in cui si mostra il valore, non c'è più tempo per nessuno, la sabbia nella clessidra scorre veloce, tutti hanno da guadagnare tantissimo in questa operazione culturale, prima di tutto il prestigio. Il governatore Solinas e il ministro Franceschini facciano subito la cosa giusta, diano il via alla Fondazione Mont'e Prama, spalanchino i cancelli di una nuova storia. Siano loro, i nuovi Giganti. Forza Paris.

MARIO SECHI
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