C hi detta l'agenda della crisi? Matteo Renzi. Anche ieri ne abbiamo avuto un saggio. Dopo aver incontrato il presidente della Camera, Roberto Fico, il leader di Italia Viva ha mostrato come si tiene un negoziato: ha chiesto un documento scritto, un governo politico ma non a tutti costi, il cronoprogramma e sul nome del premier si vedrà.

Chi pensa che sia cosa fatta per una riedizione del governo giallorosso, si sbaglia. Renzi sta giocando la sua partita ben sapendo di avere la golden share dell'alleanza, il suo copione ora prevede di parlare dei temi, portare fino al limite la discussione, saggiare il punto di resistenza (o rottura) degli alleati. Come ogni leader politico, punta naturalmente a ottenere il massimo. Qual è? La sostituzione di Giuseppe Conte, ma per arrivare a questo obiettivo non passa dal veto al fu avvocato del popolo (sarebbe un errore, significherebbe prendersi l'accusa di aver rotto, cosa che semmai egli vuole rovesciare sui Cinque Stelle e il Pd), discute il programma e l'azione di governo. È questo il terreno nel quale Renzi può verificare se i suoi (ex) alleati sono davvero interessati a governare con lui o se invece desiderano solo tenerlo dentro per questioni aritmetiche, il tirare a campare per non tirare le cuoia di andreottiana memoria.

Renzi sa che una riedizione della vecchia maggioranza è un'operazione ad alto rischio e tutti giocherebbero a scaricare le colpe sulla sua figura, le possibilità di un'implosione sono alte.

L o scenario europeo è scosso dalla guerra dei vaccini (e l'Italia non ha un piano), la ripresa economica ci sarà ma solo dal terzo trimestre del 2021, il Recovery Fund balla la rumba (anche qui non abbiamo un piano), la disoccupazione arriverà al galoppo con i licenziamenti (e non abbiamo un piano). Sa benissimo anche che la risposta all'altezza di questa sfida è un esecutivo di larghe intese con un presidente del Consiglio autorevole e capace (chi immagina il nome di Mario Draghi pensa la cosa giusta) e per questa ragione tiene aperta la soluzione di un governo istituzionale. Arriverà? Nessuno può dirlo ora, mancano ancora dei capitoli interi da scrivere.

Renzi sa inoltre benissimo che il Pd non può garantire la tenuta di un partito-non-partito come i Cinque Stelle (e visti i fatti, neppure la propria tenuta), conosce anche le furbizie di Conte, soprattutto l'uso dell'arma del rinvio come metodo di governo, dunque tiene pronto il piano B del negoziato con le forze dell'opposizione parlamentare (che, en passant, sono in realtà maggioranza nel Paese). Il centrodestra è alla finestra, attende l'implosione della trattativa. Non sappiamo se ci sarà, ma di certo il Pd ha perso il filo della crisi, i Cinque Stelle sono terrorizzati dal voto, Renzi ha gioco facile nel tenere tutti sotto scacco. Sembra l'unico politico in campo. Conte, improvvisamente, è apparso con tutto il suo pesante bagaglio d'inesperienza, è rimasto inchiodato ai Mastellas e non riesce a levarsi di torno l'ombra di aver aperto un suk parlamentare, pensando di portare a casa una nuova maggioranza. Niente di più sbagliato. Conte è all'angolo e uscirne per lui non sarà facile, bisogna convincere Renzi ad accettarlo come premier. E anche dopo sarà una specie di anatra zoppa.

Cosa accadrà ora? Si tratta, ovvio, dunque Italia Viva avanzerà le sue richieste, avvierà il negoziato per scrivere il programma di governo da qui alla fine della legislatura, cercherà di sostituire il premier Conte. Ci sono tre giorni di tempo per trovare l'intesa e scrivere il programma, poi Fico salirà martedì al Quirinale con il pallottoliere in mano e il nome di un (im)possibile premier. Sarà Conte o un altro? Il premier dimissionario ha la possibilità di fare il tris, ma non è detto che accada, perché il piano B - il governo istituzionale - ha indubbi vantaggi anche nella tattica e non solo nella strategia. Serve una condivisione ampia dei problemi, dobbiamo ricostruire e vaccinare l'Italia. Quando la crisi morderà ancora di più, inoltre, avere un'ampia base parlamentare a cui rivolgersi è fondamentale.

E il Pd? Bella domanda. Zingaretti ieri ha chiesto secco un Conte Ter, senza aggiungere nulla sui programmi, così come hanno fatto i Cinque Stelle e LeU. Questo lascia a Renzi lo spazio per argomentare, il leader di Italia Viva sembra essere l'unico interessato a parlare di industria, produzione, vaccinazione, lavoro. Il documento scritto non è certo una novità politica, in Germania è la base del patto di Grosse Koalition. In Italia ci provarono Lega e Cinque Stelle nel 2018 a mettere in piedi un documento scritto dettagliato per la nascita del governo Frankenstein. Non fu una garanzia, anzi fu fonte di problemi perché i Cinque Stelle interpretavano il programma come volevano e alla fine si consumò il divorzio tra Salvini e Conte a Palazzo Chigi. Cambiano le maggioranze, i Cinque Stelle sono ancora là e nel frattempo si sono già rotti due governi. Questa è la terza crisi della legislatura e sarà anche l'ultima, perché oltre c'è solo il salto nel vuoto senza rete.

MARIO SECHI

DIRETTORE DELL'AGI

E FONDATORE DI LIST
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