C hi cerca saggezza deve esplorare il pianeta dell'ironia. È nella beffa che si realizza una delle forme del contrappasso dantesco. Nella nostra isola si è consumato un episodio che avrebbe deliziato la penna magica del grande commediografo Antonio Garau: il pranzo di Sardara. La storia è nota, un po' di papaveri più bassi che alti si sono riuniti a tavola in piena violazione delle regole anti-Covid e sono stati beccati dalla Guardia di Finanza, avvisata dello “spuntino” in corso. Seguono fuga dal retro, salti dalle finestre, sgommate da rally della Costa Smeralda, multe, titoli in prima pagina, servizi dei telegiornali, interrogatori, ammissioni, silenzi e annunci di dimissioni più o meno dal nulla.

Il fatto è diventato oggetto di indignazione, scherno, ironia. C'è chi ha tentato la difesa disperata («ho preso solo un pezzo di pane»), chi ha ammesso e tutto va bene madama la marchesa, chi ha bofonchiato, chi è stato interrogato dalla magistratura, chi spera di non essere beccato. La storia è significativa per un paio di fatti che riguardano tutti noi. Vediamoli.

1) Siamo in piena emergenza, l'isola bianca è diventata rossa e purtroppo questo passaggio dalla libertà alla segregazione non è colpa degli altri, è nostra, di noi sardi. Abbiamo sprecato un'occasione, i comportamenti singoli in una pandemia diventano un problema di tutti.

2) Tutto questo accade nel momento in cui il premier Mario Draghi annuncia che dal 26 aprile l'Italia riapre.

S iamo in un'altra fase, la crisi pandemica finirà presto, la campagna di vaccinazione è decollata (350 mila dosi somministrate in un giorno), ma la Sardegna si ritrova a inseguire, cercare di recuperare. 3) Sarebbe questa la classe dirigente che deve dare l'esempio? Dovrebbero essere i responsabili delle istituzioni locali a guidare, indirizzare, dare una mano alla ricostruzione, sacrificarsi per primi. Dall'elenco dei partecipanti al pranzo di Sardara pubblicato dall'Unione Sarda esce un quadro sconfortante. 4) Sul taccuino del cronista c'è una domanda che (per ora) non ha una risposta: che cosa ci facevano tutte quelle sagome istituzionali riunite a pranzo a Sardara? Qual era lo scopo dello “spuntino”? Non sono né dietrologo né dietologo, ma sarebbe utile capire l'oggetto della réunion in zona termale. 5) Questo episodio di cucina di frodo, insieme al ritorno in zona rossa, è un grave danno all'immagine della nostra terra, accade proprio nel momento in cui si dovrebbeprogrammare l'avvio della stagione turistica.

Questo elenco è più che sufficiente per capire la dimensione in cui si incastona il fattaccio. Mentre Mario Draghi illustra il suo piano di riapertura con la formula del “rischio ragionato”, qui abbiamo una scena totalmente fuori dalla ragione. Ma torniamo a quello che più ci interessa, la stagione turistica. La Sardegna deve tornare bianca, in fretta. Perché il mondo sta riaprendo alla velocità della luce. I dati sulla crescita pubblicati dal Fondo monetario internazionale sono eloquenti, gli Stati Uniti cresceranno oltre il 6%, la stessa Italia avrà un rimbalzo della produzione che la porterà a quota +4,2%, stiamo per assistere a un boom. Brian Chesky, il numero uno di Airbnb (la più grande piattaforma online di alloggi turistici del mondo) l'ha spiegato così in un'intervista a Cnbc: «Per soddisfare la domanda dei prossimi anni, avremo bisogno di milioni di host in più. Penso che probabilmente avremo un grosso problema, perché mi aspetto che avremo più richieste di quanti alloggi attualmente disponiamo. Prevedo l'arrivo di un formidabile rimbalzo dei viaggi. Qualcosa di mai visto prima». Ci stiamo preparando allo scenario della ripresa? Quelli presenti al pranzo di Sardara certamente no. Categoria “pappadoris”. Pare che la classe dirigente della Sardegna faccia ancora fatica a capire che non siamo soli nell'universo, che il mondo è piccolo, che siamo in competizione diretta nel Mediterraneo con la Spagna, la Grecia, la Tunisia, il Marocco. Tutti questi Paesi si stanno attrezzando, Atene ha già disposto un protocollo per accogliere i turisti e ha presentato un piano sul Recovery Fund che a Bruxelles hanno definito “un modello” di transizione ecologica e digitale, quello che serve alla Sardegna.

Abbiamo subito nel giro di poche settimane due umiliazioni, la “zona rossa” e la “zona pranzo di Sardara” e così siamo in quella che nel calcio si chiama “zona Cesarini”, siamo al recupero, la partita sta finendo e per ora riusciamo solo a fare autogol.

Chiudo in maniera circolare, torno all'inizio di questo pezzo, al grande Antonio Garau. La commedia intitolata “Peppantiogu s'arriccu” si apre con una discussione calcistica nella sala da pranzo di un albergo di Roma. Il signor Arrigo chiede a Peppantiogu: «Ha saputo cosa ha fatto la Roma a Trieste?». Quello, una faina, risponde: «Nossada! Seu de Sant'Antoni de Arruinas!». Ecco, mi pare che la situazione sia questa, siamo circondati da un sacco di gente che non capisce.

MARIO SECHI

DIRETTORE DELL'AGI

E FONDATORE DI LIST
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