C osì fa più male. Perché la fortuna ti ha strizzato l’occhio, ti ha dato una spinta, un’occasione difficilmente credibile soltanto a un minuto dal calcio d’inizio. Poi tu vai in campo con il biglietto del Superenalotto in mano e lo perdi, lo strappi, devastando il cuore dei tifosi. Loro, commoventi, fino al 96’, con il loro “dai Casteddu facci un gol”, gente che si è fatta tre giorni di viaggio fra nave e treno perché sperava in un altro epilogo.

La serie B era quasi una certezza, prima dell’incredibile serata di ieri. Ma lungo la strada, minuto per minuto, avevamo visto tutti una luce – accecante – alla fine della galleria. Il buio di un campionato tormentato come pochi nella storia del Cagliari stava facendo spazio a un bagliore, grazie all’Udinese, un carroarmato capace di arare l’Arechi da cima a fondo. E il Cagliari, in una delle migliori versioni dell’anno per cuore e qualità, ha provato in qualsiasi modo a ricostruire la storia, a scrivere un finale diverso da quello che il campionato aveva confezionato. Ma il gol, elemento non secondario in questo gioco, quest’anno è rimasto un’idea. Neanche uno per partita, un dato da non credere. E venti sconfitte, tutte brucianti, ferite che non si rimargineranno in tempi brevi.

Lo sfogo – clamoroso per i toni – di ieri del presidente Giulini a fine gara, in diretta tv, fa capire che la botta è fortissima. Lacerante, ma non irrimediabile. Perché è nelle corde delle piccole società rischiare la serie B, in questo campionato incertissimo poteva capitare anche alla Sampdoria, al Bologna, club dal blasone importante. Invece è toccato al Genoa, nobile decaduta, colpita e affondata – come il Cagliari – da scelte sbagliate in serie, una dopo l’altra, e da prestazioni insufficienti, indecenti, indecorose.

Il Cagliari è retrocesso perché ha regalato al Genoa la partita dell’andata, sopra di due gol e poi travolto. Perché ha preso nove gol dall’Udinese e all’andata c’erano alcuni rossoblù che piangevano in campo, scappando dalla palla. Perché a La Spezia la squadra è scesa in campo in punta di piedi. Perché contro il Verona, in casa, dopo una fine inverno strabiliante, ha regalato la partita, la stagione, la categoria.

Un epilogo tremendo, quello di ieri, che tutti temevamo, inutile nasconderci: la Salernitana vista contro il Cagliari, quindici giorni fa, non stava in piedi e la speranza che l’Udinese facesse il blitz c’era, silente, ma c’era. Invece è il Cagliari a essersi perso, una squadra che ha smesso di avere coraggio troppo spesso. Nonostante la clamorosa occasione di risorgere, scivola in serie B: fa malissimo uscire di scena così dal palcoscenico più bello, i tifosi non se lo meritavano.

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