S arà prima donna? Tutti si fanno questa domanda. Il nome è quello di Giorgia Meloni, è in corsa per la premiership. Il quesito resterà senza risposta per un po’ di giorni, stanotte scopriremo chi ha vinto e chi ha perso le elezioni, non chi sarà presidente del Consiglio. Ci sono passaggi istituzionali (la convocazione del Parlamento, l’elezione dei presidenti di Camera e Senato), bisogna leggere con attenzione il risultato (non solo chi è arrivato primo, ma come si sono piazzati tutti i partiti), pesare il contesto dopo il voto (il quadro internazionale alla luce del risultato).

Solo allora Sergio Mattarella darà l’incarico, dopo le consultazioni con i gruppi parlamentari. La macchina del Quirinale potrebbe correre o andare lentamente, dipende da una serie di fattori: il numero di seggi a Montecitorio e Palazzo Madama (ricordo che sono stati tagliati i parlamentari e in aula ci saranno 400 deputati e 200 senatori, il 30% in meno), la coesione interna della maggioranza teorica uscita dalle urne. Gli italiani votano per il Parlamento, non esiste l’elezione diretta del potere esecutivo e questo viene dimenticato con puntualità. Si vota con la speranza che dalle urne esca una maggioranza chiara.

E anche quando c’è, spesso l’esito a Palazzo Chigi non è quello atteso. Il voto in ogni caso avrà grandi conseguenze: c’è la concreta possibilità di avere per la prima volta un premier donna; gli equilibri di potere sono destinati a mutare rispetto al voto del 2013 e del 2018, siamo in una dimensione inedita, con una guerra nel cuore dell’Europa, lo shock energetico, l’inflazione altissima, le banche centrali che stanno alzando i tassi e la prospettiva di una recessione nel 2023. Traduzione: per le famiglie e le imprese la situazione è una corsa a ostacoli, per molti è già durissima.Il prossimo governo dovrà lavorare pancia a terra e testa alta, con obiettivi chiari e rapidità per dare risposte alla crisi, difendere il potere d’acquisto delle famiglie (e il risparmio), scongiurare una depressione economica, trovare una soluzione europea al caro energia, portare avanti l’interesse nazionale nel quadro dell’Unione. Tutto questo dopo il governo di Mario Draghi non sarà facile, perché si possono muovere critiche all’operato del governo in carica, nessuno è perfetto, ma mancherà un elemento che ci ha protetto dalla speculazione finanziaria. Per questo nella formazione del prossimo governo sarà fondamentale il nome del ministro dell’Economia (e la qualità dell’intero esecutivo), dobbiamo dare garanzie al mercato che compra e vende i nostri titoli pubblici, agli investitori che puntano sull’Italia.Non bisogna essere pessimisti, l’Italia è un grande Paese, ha sempre onorato tutti i suoi impegni e siamo ricchi di talento. Chi si illude è perduto, ma i pessimisti non hanno mai vinto una guerra, dunque occorrono realismo, coraggio e umiltà. Il voto ci darà alcune indicazioni molto importanti sul nostro futuro. Quali? Vedremo una separazione più netta tra Nord e Sud, tra ceti produttivi e masse in cerca di protezione. Qui saranno da osservare i numeri della Lega e del Movimento Cinque Stelle, chi sale e chi scende. Quella sarà la mappa delle urgenze, dei bisogni, degli errori e delle cose da fare. Se il Mezzogiorno punta al reddito di cittadinanza, non avrà mai un domani, il fenomeno dell’abbandono del lavoro è grave, il numero di chi non lo cerca affatto è da record. La grande scuola degli studiosi del meridionalismo predicava sviluppo e lavoro, non sussistenza. Quanto al Nord, gli imprenditori hanno bisogno di un punto di riferimento, operano con l’euro e vanno a caccia di nuovi mercati, sono in competizione con l’Occidente e il resto del mondo, il voto dei ceti produttivi sarà un altro gong, da monitorare dunque il numero di Fratelli d’Italia nel Settentrione.La nottata ci regalerà delle cartoline da ricordare: i volti sono quelli dei leader, con qualche outsider. Giorgia Meloni è sotto tutti i riflettori, è il botto atteso; Giuseppe Conte è un altro carattere in scena da seguire con attenzione, il suo trasformismo è in linea con la tradizione politica italiana; Enrico Letta è un enigma da sciogliere, quello della sinistra che sta a metà del guado tra il rosso antico e il riformismo, due poli stretti d’assedio; nell’area de l centro, Renzi e Calenda sono l’esordio di una coppia a sorpresa. Ovvio, c’è l’eterno Berlusconi che ha scoperto Tik Tok, ma una cosa sono i clic, un’altra i voti.Gli italiani sanno che il prossimo governo avrà un’impresa titanica da compiere, ma in politica non esiste la parola domani, è l’oggi la materia prima che si consuma. Dunque gli elettori che hanno indicato una guida, invocheranno decisioni rapide, efficaci, epocali. Calma e gesso, non siamo soli nell’universo, perfino Draghi - con tutta la sua rete di relazioni e l’ascolto di cui gode - ha provato la guerra dei nervi, il logoramento. Alla fine del suo mandato probabilmente tirerà un sospiro di sollievo, governare gli italiani è difficile, stare a Palazzo Chigi significa provare l’estrema solitudine del comandante in battaglia. Sarà prima donna?

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