S am Bankman-Fried, fino a poco tempo fa sessantesimo nella lista dei miliardari mondiali stilata dalla rivista Forbes, fondatore ed ex amministratore delegato di Ftx, un’azienda per lo scambio di criptovalute finita in bancarotta, nei giorni scorsi è stato arrestato dalle autorità delle Bahamas, dopo che le forze dell’ordine statunitensi avevano sporto denuncia nei suoi confronti.

A vrebbe dovuto testimoniare davanti alla commissione per i servizi finanziari della Camera Usa. «Le Bahamas e gli Stati Uniti hanno un interesse comune a ritenere responsabili tutti gli individui associati a Ftx che potrebbero aver tradito la fiducia pubblica e infranto la legge», ha dichiarato il primo ministro delle Bahamas Philip Davis.Il mese scorso, Ftx e le sue affiliate hanno presentato istanza di fallimento e Bankman-Fried si è dimesso dal suo incarico di amministratore delegato. Si stimava che avesse un patrimonio personale di 26,5 miliardi di dollari, crollato in un giorno a 991,5 milioni. Il suo patrimonio netto, secondo il Bloomberg Billionaires Index, è sceso in un giorno del 94%, il più grande calo nella storia dell’indice, dopo che ci aveva messo 5 anni per salire in vetta.

Che insegnamento si può trarre dal fallimento di Ftx e, più in generale, dalla natura del commercio delle criptovalute? Per rispondere occorre partire dalla definizione stessa delle criptovalute, cominciando dalla prima che è stata creata e anche la più famosa: il bitcoin. Si tratta di una moneta digitale che viene creata, distribuita e scambiata in maniera totalmente informatica. Proprio per questo, i Bitcoin non esistono in forma fisica ma sono rappresentazioni digitali di valore. Il bitcoin è la prima valuta digitale decentralizzata, un asset intangibile espresso sotto forma di dati elettronici. La sua nascita è stata una rivoluzione, simbolo di un sistema completamente nuovo che consente di generare, scambiare e spendere valore in rete. Tutto avviene senza bisogno di una banca centrale che garantisca per la moneta elettronica e ogni transazione viene approvata in totale autonomia. Facile dire cos’è il bitcoin, ma è impossibile sapere chi l’ha inventato. Ancora oggi non si conosce l’identità dell’inventore, ma soltanto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto.

Nel documento di presentazione della criptovaluta, il suo inventore definisce il Bitcoin come un’alternativa ai tradizionali servizi bancari. Sostiene con forza che le transazioni potrebbero essere più rapide e decentralizzate, con la possibilità di condurle senza l’intervento del governo, in un sistema diffuso. Un nuovo ambiente economico e finanziario destinato a rivoluzionare ogni cosa. Ogni persona informata, secondo gli specialisti di criptovalute, avrebbe bisogno di conoscere il Bitcoin, perché potrebbe essere uno degli sviluppi valutari più importanti del mondo. Anche secondo Bankman-Fried, re delle criptovalute e fondatore di Ftx, il Bitcoin era l’inizio di qualcosa di grande: una moneta senza un governo, qualcosa di necessario e imperativo, che avrebbe fatto arricchire chiunque avesse operato con Ftx, la sua azienda per lo scambio di criptovalute, ora fallita.

Sul caso si possono fare alcune considerazioni. La prima è che il bitcoin, così come le altre criptovalute, non sono moneta in senso tradizionale del termine, in quanto non hanno le tre proprietà che caratterizzano la moneta legale, ovvero quelle di servire da unità di conto, intermediario negli scambi e riserva di valore. In realtà, il bitcoin e le altre criptovalute sono attività altamente speculative, il cui valore è espresso da una moneta avente corso legale (il dollaro), che oscilla paurosamente in borsa in base alla domanda e all’offerta. Quando prevale la prima, il prezzo della criptovaluta sale, se prevale l’offerta, il suo valore scende, anche sino ad annullarsi e fare bancarotta, come nel caso di Ftx. Perciò, le monete legali tradizionali non potranno mai essere sostituite nel loro ruolo di intermediario negli scambi con valore garantito e difeso dalla banca centrale che le emette.

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