Q uel “vaffa” sussurrato a Ignazio La Russa non ancora presidente del Senato equivale ai titoli di coda del film iniziato nel 1994. Silvio Berlusconi non è più il leader del centrodestra né il suo padre nobile. È il capo di un piccolo partito balcanizzato, diventato preda della sempre più vorace Giorgia Meloni e di Matteo Salvini, alla ricerca di spazio vitale dopo il ridimensionamento elettorale.

I l blitz del capo di Forza Italia non è riuscito, avrebbe voluto mandare un messaggio a Fratelli d’Italia ma i franchi tiratori al rovescio hanno permesso l’elezione di La Russa anche senza i voti di Forza Italia. Giorgia Meloni, premier annunciato, è adesso più forte e può approssimarsi ai gravosi impegni di governo. Il dibattito pre elettorale, e in qualche misura anche quello parlamentare di questi giorni, si è incentrato sull’affidabilità democratica di FdI. Il Pd ha basato su questo la campagna elettorale e ha perso malamente; la giornata di giovedì al Senato ha ruotato intorno alla figura di Liliana Segre e del mazzo di rose bianche ricevute dal neo presidente ma il Paese reale è preoccupato per altro. Il prezzo del gas, la crisi energetica, il caro-vita, le famiglie letteralmente ridotte alla fame sono i veri problemi di fronte ai quali il governo si troverà tra poche settimane. La leader di Fratelli d’Italia ha capito la portata del compito che le sta per piombare addosso dopo il successo elettorale. Partecipato ai classici festeggiamenti nella notte e pronunciate le parole di rito, si è chiusa nel silenzio, annullando le uscite pubbliche e stabilendo un filo diretto con Draghi. Nelle sue prime dichiarazioni Meloni aveva accennato alla necessità di lavorare in sintonia con il governo uscente per stilare il documento di bilancio. Era la spia che per addentrarsi nei meandri dei meccanismi finanziari europei aveva bisogno di un ombrello che solo Draghi può fornirle. Una giravolta per l’unico partito d’opposizione all’esecutivo dell’ex governatore di Bankitalia. L’Italia, per i meccanismi europei e per il suo enorme debito pubblico, è un Paese a sovranità limitata. Meloni può avere le migliori intenzioni e capacità ma cosa potrà mai fare da sola di fronte alla complessità della congiuntura internazionale? La futura premier sa che dovrà stringere alleanze internazionali, altrimenti l’Italia si troverà da sola in mezzo alla tempesta economica e finanziaria. I voti inaspettati che hanno permesso l’elezione di La Russa sono un segnale anche in questo senso. In Parlamento c’è una pattuglia disposta a votare al di là delle appartenenze se riterrà utile farlo. Una maggioranza divisa, un parlamento teatro di scontri verbali e un clima politico rissoso sarebbero letali per il futuro del Paese. Forza Italia, dopo aver perso il braccio di ferro al Senato, ha dato segni di ravvedimento alla Camera votando per Fontana, ma sono molti di più coloro che, anche per convenienza, visto che l’instabilità minaccia la legislatura, dietro il paravento del senso di responsabilità, sono pronti a turarsi il naso e votare per i provvedimenti del Governo che verrà.

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