U no Stato muore se viene conquistato e trasformato in semplice territorio provinciale (come lo fu, per esempio, nel 1990 il Kuwait ad opera di Saddam Hussein), oppure per annessione spontanea o forzata (come lo fu, per esempio, nel 1938 l’Anschluss dell’Austria da parte di Hitler); e, siccome lo Stato sardo non è stato mai né conquistato né annesso ad opera di potenze straniere, esso è ancora vivo e vitale sebbene abbia cambiato più volte il nome e due volte il titolo costituzionale. È nato a Cagliari-Bonaria con tutti crismi del trattato internazionale nel lontano 19 giugno del 1324.

N acque (e si conserva il documento nell’Archivio Generale di Barcellona) col titolo e il nome pretenzioso di Regno di Sardegna e Corsica, sebbene comprendesse solo il Cagliaritano, la Gallura ed una parte del Sassarese (il resto era Regno di Arborea). Dopo essersi esteso a tutta l’isola, con la Concordia di Segovia del 1475, gli fu semplificato il nome in Regno di Sardegna perché la Corsica non fu mai conquistata.

Questo fu il nome indicativo dello Stato fino a quando, alla fine delle guerre di conquista della penisola italiana, il 17 marzo 1861 fu mutato ex abrupto col nuovo nome di Regno d’Italia senza che in materia fosse apportata alcuna delibera parlamentare o che fosse modificato da parte del re lo Statuto del Regno, pur essendo – questo – una Costituzione ottriata (cioè: una legge fondamentale dello Stato elargita unilateralmente dal sovrano, e che, per questo, non aveva bisogno dei voti mai certi del Parlamento per essere emendata. In altre parole, il re non cambiò il nome allo Stato sardo né il Parlamento deliberò il cambio del nome allo Stato ma legiferò soltanto che: «Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi successori il titolo di Re d’Italia», mantenendo purtuttavia il titolo e l’ordinale del Regno di Sardegna).

Il cambio surrettizio del nome statale da Regno di Sardegna in Regno d’Italia, fu, probabilmente, una cosa giusta e sensata, in quanto la maggior parte della ecumène dello Stato era ora rappresentata dalla penisola italiana. Ciò che, invece, fu e resta ingiusto e inaccettabile è che col cambio del nome si sia cambiata anche la storia istituzionale, politica e sociale di esso Stato, e che con questo cambio si sia introdotto nella società l’inganno che il binomio Italia-Penisola voglia dire Italia-Stato.

Da quella mattina del 17 marzo 1861, infatti, la storia dello Stato non è più la storia del Regno di Sardegna, iniziato nel 1324 e pregnato per 537 anni dal sangue e dal sudore dei sardi isolani e continentali ma la storia della penisola italiana, dagli etruschi ai romani, ai longobardi, ai normanni, ai veneziani ai toscani, ai napoletani, ai piemontesi.. Per cui, a scuola, dove si plasma e s’indirizza la società del domani, s’insegna la battaglia di Legnano o la disfida di Barletta affatto ininfluenti nella formazione dello Stato, e non la battaglia di Lutocisterna o la battaglia di Sanluri senza le quali, oggi, non ci sarebbe quell’entità per la quale tutti noi, insulari e peninsulari, lavoriamo, preghiamo, combattiamo e paghiamo le tasse.

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