L ’ultimo periodo è stato ricco di avvenimenti europei. Lunedì 11 settembre, la Commissione Ue ha pubblicato le previsioni di crescita dell’Eurozona. Dai dati emerge una economia debole che si muove a passi ridotti con una timida crescita dello 0,8% nel 2023. Per la Germania, l’orizzonte è molto più grigio con una decrescita di -0,4%: recessione, in altre parole, almeno per l’anno in corso. L’Italia si allinea all’andamento medio dell’Eurozona, con un +0,9%. Rispetto alle previsioni di primavera, la Commissione stima pertanto una decisa frenata. L’aspetto positivo riguarda l’inflazione che decresce lievemente, rispetto ai dati di maggio. In Europa, si prevede per il 2023 un aumento dei prezzi del 6,5% e in Italia del 5,9%.

Per il 2024 e il 2025, le previsioni sono più rosee e indicano una ripresa della crescita. Con queste previsioni così “ballerine“, che cambiano anche nel giro di quattro mesi, alzare lo sguardo delle previsioni oltre l’anno può però risultare un mero esercizio di scuola. Più prudente rimanere in contesti di breve periodo. Emerge comunque un dato: l’Europa sta vivendo una economia incerta e poco prevedibile. E questo rende ancor più ardua la ripresa. Altra chiara evidenza attiene al rallentamento dell’economia della Germania, che con un effetto domino si porta giù anche le economie degli altri Paesi, con essa fortemente legate.

Volendo sintetizzare, il quadro è il seguente: orizzonte economico preoccupante, Germania in recessione, inflazione però al ribasso.

Q uattro giorni dopo la pubblicazione di queste previsioni, cosa fa allora la Bce? Solleva ulteriormente i tassi, per la decima volta in poco più di 12 mesi. Decisione di non agevole condivisione. Più facile essere d’accordo con coloro che sostengono che la cura da cavallo del rialzo dei tassi è talmente decisa che può far morire l’equino. Da più parti, infatti, sono emerse forti preoccupazioni che la stretta monetaria, sebbene utile per calmierare i prezzi, diventi essa stessa veicolo di ulteriore sofferenza dell’economia.

Se le economie europea e italiana mostrano sofferenza, volgendo lo sguardo all’economia della Sardegna, le criticità assumono colori ancor più forti. L’economia dell’Isola è molto piccola e debole, ed è afflitta da complessi problemi strutturali che sopravvivono al passare del tempo, nei confronti dei quali spesso non si è riusciti, per diverse ragioni, ad approntare soluzioni appunto strutturali. Se non ci si è riusciti, questo non significa però che sia meglio gettare la spugna ma dovrebbe essere di sprono per una riflessione su ciò che non ha funzionato, utile per il futuro.

La Sardegna non è soltanto piccola e con una economia debole, ma è anche un territorio che il mercato apprezza per caratteristiche di unicità, siano esse ambientali, culturali o di altro genere, con potenzialità di sviluppo economico significative, spesso inespresse, sfruttate poco o delle volte non nel migliore dei modi. La Sardegna è oggi destinataria di una mole di risorse pubbliche, comunitarie e nazionali, di ammontare cospicuo, decisamente superiore a quanto si è potuto beneficiare nel passato. Risorse ingenti che però richiedono attenzione e rigore “ingegneristico” nel loro uso, procedure snelle per renderle produttive. Se si continua ad avere problemi di spendita delle risorse, forse ha poco senso averne così tante. Abbiamo tante risorse ma le imprese, famiglie e il territorio regionale soffrono.

Non si vuole qui entrare nel merito di ciò che funziona o non funziona nella nostra Isola, ma una riflessione non tanto sul “cosa fare”, certamente opportuna, ma sulla nostra effettiva capacità di passare dalle idee, al “fare”, al “dare le gambe ai programmi” sarebbe utile per il futuro e, per molti versi, necessaria.

La riflessione è complessa, perché tali sono i problemi da affrontare che richiedono soluzioni sistemiche. In Sardegna sono presenti svariate personalità con robuste esperienze professionali, con conoscenze approfondite dei diversi mercati, con mentalità e con prospettive di analisi differenti e competenze uniche e diversificate. Certamente un universo di esperienze che messe assieme potrebbero contribuire a trovare quelle soluzioni ai problemi strutturali, di cui si discuteva sin da quando ero bambino. E un po’ di tempo è passato.

Università di Cagliari

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