S i litiga per tutto, ovunque: in coda alle Poste o alla cassa del supermercato, alla guida della macchina per il parcheggio o la precedenza, in attesa dell’aereo con le hostess di terra che non c’entrano nulla o in volo col passeggero della fila dietro che chiede di sollevare lo schienale perché lo spazio è già stretto. Siamo gli attaccabrighe o quelli che rilanciano, difficilmente sorvoliamo.

N essun passo indietro, mai, figurarsi all’assemblea di condominio quando finalmente possiamo, anzi, dobbiamo far valere le nostre ragioni. Perchè, accidenti, almeno a casa, si potrà vivere in santa pace? Invece c’è la ragazza del piano di sopra che va avanti e indietro sui tacchi, la signora che cucina con aglio e cipolla all’ora di colazione, il pensionato che innaffia le piante e l’acqua scola sul balcone di sotto, la famiglia rumorosa che grida a tutte le ore, i bambini che giocano a pallone in cortile, quello che invade il parcheggio altrui o sposta mobili e sedie e tavoli specie di notte, sennò usa il trapano, il martello e tutto il kit del bricolage.

L’assemblea di condominio è il momento in cui la rabbia trova sfogo, “oggi gliele canto davanti a tutti dopo avergliele cantante a tu per tu e vediamo come va a finire”. E qui, cominciano i problemi veri: se l’esito non è quello sperato da chi denuncia tutti gli altri devono pregare che i lividi lasciati dalla vita su ognuno di noi siano di quelli riassorbibili. Altrimenti finisce come a Fidene domenica scorsa: quattro morti. Niente di nuovo: ricordate Erba, tanti anni fa, con Olindo e Rosa capaci di ammazzare nonna, mamma e nipotino troppo chiassosi? E poi Torino, per un parcheggio; Voghera, per soldi da dividere; Brindisi, per le bollette dell’acqua; Potenza, per i vapori della lavanderia al pian terreno; Secondigliano, per i panni stesi. Certo, non finisce sempre nel sangue, ma la casistica è abbastanza ampia da suggerire che le liti condominiali non vanno mai sottovalutate. Anche perché non sono poche: nei tribunali pendono circa due milioni di cause, e sono il 50 per cento del totale. Dato impressionante. Quelli che nel diritto si chiamano futili motivi per i singoli sono questioni di importanza vitale che danno origine a rancori, e col passare del tempo si incancreniscono. La soluzione certo che c’è, ed è solo una: rasserenarsi, e convincersi che non basta avere ragione, c’è pure bisogno che qualcuno la riconosca. Nelle assemblee, tutte le assemblee, si vota, e decide la maggioranza. Quando si accetta di farne parte se ne devono accettare le decisioni, anche quando non ci piacciono. Ma, forse, bisognerebbe cercare di risolverlo molto prima il problema, ponendoci in modo cortese e cordiale e civile con l’inquilino del piano di sopra, il vicino di pianerottolo, il proprietario del piano di sotto. Eravamo così solidali durante ll lockdown, ci scambiavamo i dolci dalla finestra, facevamo la spesa al malato in isolamento, cantavamo l’inno a squarciagola, applaudivamo convinti chiunque lavorasse per noi. Tutto dimenticato? Proviamoci di nuovo. Le immagini di Fidene hanno scioccato. Allora, ricordiamolo quel brivido che ci ha attraversato la schiena, prima della prossima assemblea.

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