S inistri presagi. O forse solo un ambiente che ci credeva veramente, perché la serie B non piace a nessuno. Nella notte fra sabato e domenica, davanti all’hotel dove alloggiava il Cagliari, intorno alle due e mezza qualcuno – facile immaginare chi – ha collocato un sostegno da dove è partita una lunga, colorata e chiassosa scarica di fuochi d’artificio. Assordanti, nel cuore della notte, per dare il benvenuto alla squadra di Mazzarri. Alla fine di una partita scorbutica, tipica di chi deve salvarsi dalla retrocessione e non ha la forza di esporsi, lo spettacolo pirotecnico lo ha fatto il Genoa, senza meriti se non quello di aver vinto.

Che finale nervoso, in questo campionato: la Salernitana (alzi la mano chi lo aveva previsto) che si riprende la stagione in mano giocando un calcio stellare, il Genoa che replica con il Cagliari la vittoria dell’andata, la Sampdoria che conquista un solo punto nelle ultime quattro, alla vigilia del derby di Genova fra i più caldi degli ultimi anni. Succede di tutto, mentre il Cagliari riprende a zoppicare dopo essersi regalato un’iniezione di autostima grazie al successo col Sassuolo. Mazzarri e la squadra sono scivolati al “Ferraris” quando quel pareggino sembrava già in valigia, commettendo un errore da principianti nel momento più delicato della stagione. Errore di ingenuità e tecnico, perché nell’azione che ha portato al gol pesantissimo del Genoa ci sono tre rossoblù che vanno a tamponare la corsia di sinistra, lasciando l’area praticamente vuota.

Il Cagliari ha perso diciotto partite su trentaquattro, ma la colossale epidemia di ingenuità, di leggerezza, di scarsa applicazione fino alla fine della gara, si aggrava soprattutto contro le piccole, le pericolanti, quelle in sintesi contro cui il Cagliari avrebbe dovuto mostrare gli artigli. Genoa, Venezia e Salernitana hanno vinto o pareggiato con i rossoblù di Semplici e Mazzarri quando la lancetta era vicinissima a chiudere l’ultimo giro.

Sulla partita di ieri, c’è poco da dire. Un punto non avrebbe risolto i problemi del Cagliari, incapace di mettere le mani sulla sfida (il Genoa stava sbandando) e rassegnato, a un certo punto, a proseguire la mini-serie positiva con un pareggio poco più che sufficiente. Poi, fra errori, leggerezze e la carica nervosa del Genoa, il disastro. Il numero 18 di un campionato sofferto, che mette a durissima prova la fede e il cuore dei tifosi, in un ambiente che una settimana fa, alla Domus, ha mostrato una passione sconfinata.

Ci sarebbe da scomodare uno psicologo, di quelli bravi, per risolvere il problema - ricorrente – del calo di tensione negli attimi decisivi. Si chiama paura di vincere, ansia da prestazione, intanto la la classifica si sgretola e la paura, nemica terribile, torna a scorrere nelle vene dei rossoblù. Verona, Salernitana, Inter e Venezia, saranno finali – per dirla alla Mazzarri – o più semplicemente partite dove sbagliare sarà vietato. Lasciando da parte ingenuità pericolose.

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