I l progressivo passaggio dal denaro contante ai pagamenti elettronici nasconde, dietro al nobile proposito di combattere l’evasione fiscale, un subdolo progetto per limitare la libertà personale e avere sempre maggiore controllo sulla vita dei cittadini. Tuona il filosofo Diego Fusaro sul suo profilo Instagram: “Quando avranno tolto il danaro contante - e quindi potranno chiudere il vostro conto in banca con un click, come già vi chiudono con un click il profilo social quando dite o fate cose a loro non gradite, – ecco che, allora, forse, capirete.

C apirete che la lotta contro il contante non era una lotta contro l’evasione: era una lotta contro il contante e, più precisamente, una lotta che colpiva - con il contante - le vostre ultime libertà. Una lotta volta a rendervi totalmente dipendenti da un sistema di controllo totale. Il capitalismo della sorveglianza: un dispositivo totalitario che vi tratta come servi, dipendenti, e totalmente amministrabili”.

Difficile dargli torto. Le strategie messe in atto per scoraggiare l’uso del contante, del resto, sono ormai tantissime e assumono spesso una connotazione subdola: che quasi mai impone – è vero - ma che, alla fine, induce al pagamento elettronico con forme al limite dell’obbligo surrettizio. Quest’estate, mentre mi trovavo all’estero, ho provato a ritirare 50 euro con il bancomat. Un messaggio, prontamente comparso sullo schermo della banca austriaca scelta per completare l’operazione, mi informava che il prelevamento di quel poco danaro sarebbe stato soggetto a una commissione pari a 4,50 euro. Sì avete capito bene: ritirare contante negli altri Paesi dell’Unione Europea può costarvi molto caro. E anche questo, naturalmente, serve a scoraggiare i prelievi e a favorire, di conseguenza, i pagamenti elettronici.

Per non parlare della Svezia, dove il contante è stato praticamente abolito e dove si è già obbligati a pagare con la carta piccolezze come un gelato, un caffè: e perfino i 50 centesimi necessari per accedere ai bagni delle stazioni ferroviarie.

Anche da noi, in Italia, alcune compagnie aeree già impongono l’uso della carta per il pagamento dell’eccesso di bagaglio e degli acquisti a bordo. Eppure, i pagamenti elettronici hanno un costo per gli esercenti pari a circa l’1%. Costo che si traduce quasi sempre in un aumento dei prezzi al pubblico trasferendosi, di fatto, al consumatore. Ora, bisognerebbe domandarsi: a chi va questo 1%. Chi lucra, chi guadagna da tutti i nostri pagamenti elettronici? C’è poi l’annosa questione dei limiti di spesa imposti dalle banche: durante la mia permanenza in Svezia mi sono trovato nella paradossale condizione di non poter spendere i miei soldi. Le carte di cui disponevo, infatti, avevano raggiunto i loro massimali di spesa, diventando inutilizzabili: ma quasi nessuno accettava il contante che avevo al seguito. E così, per settimane, non ho potuto comprare ciò di cui avevo bisogno. Perché mi era impedito, nonostante ne avessi le risorse.

A preoccupare maggiormente, comunque, sono la tracciabilità di ogni singolo acquisto e la possibilità delle banche di bloccare le carte con un click, in qualunque circostanza.Credetemi: quando anche in Italia il contante verrà, di fatto, abolito – e accettato solo nelle farmacie e nei supermercati come in Svezia - ci sarà poco da stare allegri. I bambini di undici anni disporranno di un conto in banca e di un bancomat e qualunque acquisto nel corso della loro vita sarà tracciato.

Pagate in contanti, dunque. Fatelo tutte che le volte che potete: per proteggere e tenervi stretta questa preziosa libertà che, ancora, vi è rimasta.

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