Harry e il libro dello scandalo
H arry l’ha combinata grossa. Più grossa di quanto il suo editore avesse immaginato al momento di siglare l’accordo milionario. Occorreva un poco di pepe sulla casa reale, così il piccolo principe Harry ha pensato - male - di passare diritto alla salamoia. Si è fatto boia dei suoi cari, cedendo alla iattura di fare una gran figura agli occhi del mondo rivelando le tresche familiari più succose.
M olto più a sud, invece, fra le dolci colline del Mandrolisai, nel paese di Ortueri, terra di abitanti fieri, s’è consumata la tragedia di un piccolo mondo rurale che fa i conti con la sua stessa sopravvivenza. L’omicidio di un pastore. Reo, probabilmente, di avere infranto regole impossibili da decifrare in un tempo così minimale e astratto.
Allora, qual è la relazione? Cosa accomuna la biografia contundente di un reale inglese che manda in solluchero i detrattori della monarchia retrograda e l’omicidio efferato in un piccolo paese della Barbagia che compromette le trame di una comunità fin lì buona e laboriosa? La trama, ovviamente. E di più la prosa. Nelle vesti dell’agguato. Quello che più volte è stato accreditato come la causa della morte di Lady Diana. Ora, la cronaca isolana riporta atti criminali che sarebbe bene non leggere mai. Sarebbe perfetto se non accadessero proprio. La narrazione del muretto a secco è una storia tediosa, blasfema. Balentìa inutile. Una storia che ha riempito la terra di bare, senza dare alcuna risposta al problema dell’uomo. “Cosa c’è fra me e la mia felicità che m’impedisce di vivere appagato?” La stessa domanda che il prodigioso biografo ha evitato, o ignorato, di porre all’ex principino. «Piccolo Harry, perché sei così infelice?».
In questo mondo difettoso che cammina all'indietro con tutta la velocità che la tecnologia rende possibile, le trame silenziose emergono come scoppi e fucilate, per informare la società circa un fatto che sembra accomodare molti. Se vuoi chiudere il passato, quel passato lo devi eliminare. Lo devi fare fuori. Almeno condannarlo. Perché un passato che non sia passato è un presente continuato, per usare una forma verbale carissima agli inglesi. Ora, io scrivo queste parole per riempire un solco. Per lasciare intendere che nemmeno il sangue reale, versato come inchiostro, o umano, lasciato sul terreno, mette a posto le disamistades o le dinastie secolari delle quali la storia ha scritto ampiamente le trame.
Invero, dietro la biografia di Harry c'è una strategia mediatica più raffinata. Harry era il piccolo di casa, il favorito della madre. Un bambino cui la dipartita della figura più importante della vita aveva inferto traumi insuperabili. Mentre William era già investito, inserito in un ruolo, educato per lo scopo, Harry era lo scapestrato, il dannato, l’escluso, l’inviso alle gerarchie al pari dello zio Andrew. Era come se dietro la facciata di questo ragazzo dolente si nascondesse la verità sulla morte di Lady D. Ed è proprio lì che si è voluto andare a scavare. La scansione temporale degli eventi è stata calibrata con dovizia. Il libro uscirà non appena le celebrazioni di rito per la defunta regina Elisabetta avranno cessato la prammatica ufficiale. Per evitare l'impatto della corona orfana della Regina con le verità sconcertanti di un nipote dal cuore ferito.
Non basterà un decennio per riparare gli sconquassi. In Inghilterra si combatte una guerra reale silente e viscerale. La monarchia è ufficialmente sotto attacco della modernità. Un atto prevedibil e dal momento in cui i sondaggi disegnano la figura poco carismatica e priva di carattere di un Re Carlo caduto in disgrazia per l’amore di una “adultera”. Un Re involontario che a questo punto della vita avrebbe preferito occuparsi di ecologia e botanica nelle immense tenute reali sparse per l’Inghilterra. Che avrebbe gradito farsi da parte e gettare nella fossa dei leoni il primogenito William, lui sì, dotato di grazia regale e tempra morale per riportare la casa reale ai fasti del passato. E del reato cosa rimane? Nelle piccole comunità c’è un fattore che determina l’unione. Ovvero la forza. Indi il coraggio. Chi deciderà che a trionfare sia la verità, quella comunità troverà la forza per scavalcare il muro del silenzio. L’uomo duro non spara. Nemmeno sparla. Perché i pettegolezzi sono un raglio. Un abbaglio senza storia.