L a propaganda è sempre esistita, in guerra. La differenza oggi la fanno i mezzi di comunicazione. Non più canali televisivi o radiofonici o giornali gestiti dalle parti in causa per orientare l’opinione pubblica e motivare le truppe, ma canali social che disinformano velocissimi. Fake news, le chiamiamo, e siccome usiamo quelle due parole inglesi per definire bufale politiche, dichiarazioni fasulle e notizie non verificate, il rischio che si corre ora è quello di attribuire una capacità molto inferiore a quella che viceversa hanno nel provocare danni gravissimi.

L a disinformazione colpisce entrambi i fronti e in alcuni casi è pure fuoco amico, per restare nel linguaggio bellico. Basti pensare alle madri dei ragazzi russi, soldati di leva che magari non hanno alcuna intenzione di usare le armi per professione: hanno scoperto via messaggio che i figli non stanno facendo un’esercitazione in una località segreta ma sono in guerra al confine con l’Ucraina. Più che una fake un grande inganno. Che va oltre la propaganda della tv con le immagini dell’Ucraina nelle mani dei nazi-fascisti mentre Putin si erge a salvator della patria. In Russia vedono solo quello: ci credono? A parte l’incursione di Anonymus (piccolo inciso: dovrebbe farci tremare il pensiero di che cosa siano capaci) che ha hackerato la tv di Stato mostrando cosa sta realmente succedendo, i russi hanno anche modi antichi per informarsi. A cominciare dalle comunicazioni dirette con i tanti amici, parenti o conoscenti in Ucraina. Fatto sta che ci hanno sorpreso le coraggiose proteste di piazza a Mosca, peraltro finite con migliaia di arresti. Ma la battaglia non si combatte soltanto sui fronti interno e nemico, bisogna allargare l’opinione pubblica, portarla dalla propria parte. Ed ecco che in Italia sono stati ripristinati molti account social dormienti al solo scopo di diffondere notizie talmente false che Facebook ha dovuto bloccarli. Noi dovremmo intanto riflettere sul fatto che negli stessi canali veicolo fino a ieri di balle sui vaccini ora girano video contraffatti sulla guerra. Come quello che mostra militari ucraini mentre fermano le auto in fuga, chi scappa viene abbattuto a suon di mitra. È un falso, eppure ha registrato oltre centomila visualizzazioni.

Il problema è che districarsi nel bombardamento di notizie è difficilissimo. Perfino il TG1 è caduto in un madornale errore: la copertina di Time che mostrava Putin nelle sembianze di Hitler era stata artefatta, eppure attorno a quel falso nel principale tg della tv italiana si è sviluppato il dibattito. Ecco perché c’è chi si sta prendendo cura di elencare tutte le bugie in circolazione. Un ricercatore ucraino ci informa, per esempio, che non ha nulla di autentico il profilo Twitter che si spaccia per l’account delle Armed Forces of Ukraine e che il 20 febbraio ha pubblicato un video dell’armata russa che invade l’Ucraina, prima ancora dunque che Putin riconoscesse l’indipendenza di Donetsk e Lugansk. Ma, attenzione: accanto alla diffusione dolosa di bufale c’è la cosiddetta MISinformzione, fatta di testimonianze parziali, fonti poco attendibili, notizie non verificate. In una parola: superficialità. L’intento non è quello di ingannare ma il risultato è identico. E allora, prima di condividere, informiamoci. Nel terzo millennio le guerre si combattono anche così.

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